Ferrara
Nemmeno il laser ce l’ha fatta. I primi test sono sconfortanti. La firma dell’inciviltà lasciata sul marmo del duomo di Ferrara è davvero molto difficile da togliere. Le scritte e i simboli deliranti lasciati da qualche balordo con un pennarello indelebile qualche settimana fa sono ancora lì. Neri come la rabbia di chi – passanti, fedeli, turisti – è costretto ad guardare il tesoro sfregiato. Ieri mattina un’importante e qualificata ditta di restauro Bologna, la Leonardo Srl – quella che ha lavorato su tutta la facciata della basilica di San Petronio – si è fermata all’ingresso del duomo per qualche ora. Una ‘gabbia’ scura e, all’interno una strumentazione laser di ultima generazione. Eppure i primi test non sono incoraggianti. «Stiamo seguendo un protocollo – spiega uno dei restauratori – siglato con la Soprintendenza per la rimozione dei graffiti. Fino ad ora questo laser è riuscito a rimuovere qualsiasi tipo di danno, ma questa volta pare non sia così…». Il motivo? «Prima del nostro intervento qualcuno ha passato dell’alcol nel tentativo di rimuovere le scritte. Purtroppo a volte, anche armati di buona volontà, si possono fare dei danni, si può peggiorare la situazione». In sostanza, l’alcol ha fatto penetrare il colore nel marmo rendendo ora molto complicata, forse impossibile, l’operazione di ripulitura. Ma a tentare di cancellare le scritte con dell’alcol, e ad aver peggiorato la situazione, potrebbe essere stato, forse, il vandalo stesso. Magari temendo di essere riconosciuto dalle telecamere e quindi multato. C’è un testimone che sostiene di aver visto qualcuno insistere con un panno imbevuto sull’area danneggiata. Fatto sta che ormai il danno è fatto. E doppio. «La pietra ha assorbito l’inchiostro – spiegano dalla ditta – e pare che nemmeno il laser sia efficace nella rimozione». Eppure questa era la situazione ideale perché la luce del laser ‘rimbalza’ quando incontra un colore diverso da quello della superficie base. Quindi il nero dell’inchiostro sul marmo chiaro avrebbe dovuto rendere l’operazione abbastanza semplice. «Non era mai capitato che questo strumento, stiamo parlando di nanotecnologie, non fosse efficace – continuano dalla ditta – Certo, il discorso sarebbe stato molto diverso se fossimo riusciti ad intervenire subito, e per primi: spesso per rimuovere questo tipo di graffiti – precisa il tecnico – bastano dei solventi gelificati». Dunque, il duomo sarà condannato in eterno a sopportare questa ferita? «No – rassicura il tecnico della ditta – evidentemente bisognerà trovare un’altra soluzione. Penso ad esempio a un’integrazione cromatica, e, in aggiunta, a un protettivo». Che, comunque, andrà a cancellare scritte e segni solo dalla vista, con una correzione di colore, ma non dalla pietra. Toccherà comunque anche alla Soprintendenza valutare le prossime mosse. Nel frattempo continuano le indagini da parte delle forze di polizia per cercare di individuare il responsabile o i responsabili della scritte apparse il 23 ottobre all’ingresso della basilica.
Articolo de Il Resto del Carlino di Maristella Carbonin del 4 Novembre 2015
Maria Gabriella
5 novembre 2015 at 01:58
Nessuna scusa può giustificare una tale barbaria. Siamo ai massimi livelli dell’ignoranza e stupidità umana. Spero che venga catturato e punito severamente.
Mariapaola Marchitto
26 novembre 2015 at 21:40
Non c’è limite all’idiozia umana. La signora Maria Gabriella si augura che venga preso, io dico che dopo la cattura ci siano magistrati competenti e irremovibili che gli facciano pagare una multa di varie migliaia di euro, gli impongano di ripulire quanto da lui sporcato, di entrare in un programma di recupero psicologico che recuperi quei pochi neuroni che gli sono rimasti, e di farsi qualche giorno di carcere. Con una fedina penale sporca chi gli darà lavoro? Vedrete che ci penserà non una ma dieci volte prima di commettere un’altra baggianata!
Enza P.C.
27 novembre 2015 at 12:16
Purtroppo senza una “reale presa di posizione di chi governa l’Italia nel volere – davvero- creare una unica logica del necessario contrasto alle azioni vandaliche” capita di leggere o sentire a viva voce il sentimento molto rancoroso dei cittadini indignati. Serve a poco se riferito a un unico vandalo.
Uno sprovveduto che forse ha pure tentato di ripulire. Può pure darsi che spaventato dalla stupidaggine fatta, decida di deporre le armi di distruzione del patrimonio d’arte Italiano. Bombolette di vernice e pennarelli.
Il fatto è che se altrove riescono e contenere la scelleratezza degli imbrattatori …forse qualche colpa del problema è da attribuirsi al doppiopesismo dell’evento vandalico.
Non me la sento di accanirmi su uno sciocco, mentre intere città sono abbandonate alla mercè di ogni sfilata di protesta. Chi protesta quasi mai viene “fermato mentre vandalizza tutto”. Ha licenza di distruggere il patrimonio pubblico e privato a suo piacimento.
Quello va chiarito…prima possibile e chiesto il PERCHè un VANDALO PUò ESSERE DIVERSO DA UN ALTRO.
Comunque segnalo che nel caso in oggetto c’è stata una evoluzione : “le scritte ora sono molto meno visibili. Si intravedono ancora, in qualche punto, ma il colore è molto sbiadito. Graffiato via, con pazienza. Poi saranno la pioggia e il tempo a rendere sempre più invisibile il danno.” ha affermato l’architetto che ha seguito il restauro.