Campobasso
La chiesa di San Giorgio martire, risalente all’XI – XII secolo d.C. che sorge nella parte alta della città insieme alla vicina Chiesa di San Bartolomeo e alla Torre Terzano nella sommità della collina Monforte, viene continuamente imbrattata da graffiti, tag e simboli di writers che spesso e impunemente deturpano edifici storici e pubblici con conseguenti atti di vandalismo. Dopo lo sfogo e l’appello del parroco Don Luigi Di Nardo, a lui arriva la vicinanza e la solidarietà di alcuni cittadini che da volontari partecipano a “retake” (opere di ripulitura, dentro e fuori regione). Di seguito la loro lettera. Desideriamo esprimere tutto il nostro sostegno a Don Luigi per quanto accaduto di recente alla chiesa di San Giorgio. Ce lo siamo detti mille volte fino all’esasperazione: Campobasso, piccola città di provincia che dovrebbe pensare ad altro, si sta interfacciando con una piaga che in Europa e’ stata debellata in poco tempo grazie alle sinergie fra cittadini e istituzioni e a pene molto severe. Il fatto che gli scempi grafici si trovino, e permangano a lungo, su edifici istituzionali quali il Comune e il palazzo dell’assessorato ai Lavori Pubblici dà l’esatta misura della mancanza di sensibilità al tema da parte di chi ricopre incarichi pubblici. Da volontari che partecipano a “retake” (opere di ripulitura, dentro e fuori regione, constatiamo anche l’ottusità e la mancanza di volontà nel ribellarsi da parte di non pochi cittadini. Abbiamo sentito dire che i migranti ospiti di varie case d’accoglienza della zona ripuliranno il suddetto edificio di Viale Elena: si renda l’iniziativa non di nicchia, ma aperta alla cittadinanza, perche’ tutti capiscano o tornino a capire cosa significa Decoro e Bene Comune. Al Questore, che sta operando bene sul piano di recupero della legalità, chiediamo non solo maggiori pattugliamenti, ma anche maggiori sinergie con le scuole, affinché i nostri ragazzi comprendano che ci sono modi ben più intelligenti di impiegare il proprio tempo. Le famiglie, inoltre, si rendano più presenti nell’educazione dei propri figli scimmiottando meno comportamenti adolescenziali, e a Don Luigi e i suoi colleghi sacerdoti diciamo: le parrocchie, sul modello creato da Don Bosco, aprano maggiormente le porte ai giovani rendendosi luoghi imprescindibili della loro formazione morale e culturale. Nell’attesa di una legge che superi il ridicolo art. 639 del Codice Penale, chiesta con forza da associazioni di volontariato che continuano ad autotassarsi per rendere il Paese più normale, ci auguriamo di tutto cuore che nella nostra piccola città questi abomini non abbiano più spazio.
Articolo de Il Quotidiano di Campobasso del 9 Novembre 2015
Alberto Modignani
11 novembre 2015 at 05:50
Mha! Leggendo l’articolo di legge sotto non pare che sia – impossibile dare punizioni adeguate.
Quanto voglia poi ci sia di applicarle, senza sconti, è tutto da capire.
Certo è che “dovrebbero essere puniti non solo con il pagamento di multe i genitori dei minori vandali”.
Per le marachelle di Pinocchio finì in prigione Geppetto, perché incapace di gestire la sua educazione.
Perché è ormai cosa risaputa: “I GENITORI DEI WRITER VANDALI SANNO BENISSIMO COSA FANNO I FIGLI” e non fanno NULLA per impedire loro di rovinare i beni della collettività. Andrebbero loro imprigionati.
I ragazzi respirano degrado mentale grave in casa propria e alla fine chi li giudica, tiene conto del loro handicap, applicando pene morbide, soprattutto ai minori.
Poi quelli crescono, si ringalluzziscono e non smettono più. Ci sono vandali ultraquarantenni che imbrattano con le loro note tag in continuazione.
Andrebbero adeguatamente messi in condizione di non produrre ulteriore danno, ma… non accade.
Così come c’è una assurda discreapanza di trattamento su chi “antagonista o promotore di qualunque imbecillaggine” viene lasciato vandalizzare a suo piacimento…Non si fermano i cortei e gli imbrattatori di tutto. Non si fa. Ordini superiori!
Poi però se capita di prendere un “vandaletto solitario e particolarmente stupido” se la deve vedere con la severa legge sottostante. E meno male che c’è.
Ma perché mai i centri sociali, che agiscono in modo plateale e sfidando le forze dell’ordine hanno corsie preferenziali, da sempre, per la loro incomprensibili impunità? Chi mi risponde per favore ?
Perché di scemenze isitituzionali nelle città devastate ne abbiamo già sentite anche troppe.
Delitti contro il patrimonio
Capo I – Dei delitti contro il patrimonio mediante violenza alle cose o alle persone
Deturpamento e imbrattamento di cose altrui
Chiunque, fuori dei casi preveduti dall’articolo 635, deturpa o imbratta cose mobili [o immobili] (3) altrui è punito, a querela (120 ss.) della persona offesa, con la multa fino a euro 103 (1).
Se il fatto è commesso su beni immobili o su mezzi di trasporto pubblici o privati, si applica la pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a 1.000 euro. Se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, si applica la pena della reclusione da tre mesi a un anno e della multa da 1.000 a 3.000 euro. (2)
Nei casi di recidiva per le ipotesi di cui al secondo comma si applica la pena della reclusione da tre mesi a due anni e della multa fino a 10.000 euro.
Nei casi previsti dal secondo comma si procede d’ufficio. (4)
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(1) Importo elevato dall’art. 113, L 24/11/1981 n. 689.
(2) Comma aggiunto dall’art. 13, L 8/10/1997 n. 352, poi sostituito dall’art. 3, comma 3, L 15/7/2009, n. 94.
(3) Parole soppresse dall’art. 3, comma 3, L 15/7/2009, n. 94.
(4) Comma aggiunto dall’art. 3, comma 3, L 15/7/2009, n. 94.
Massimo D'Alessandro
2 dicembre 2015 at 22:01
Grazie, Alberto, ha colto proprio nel segno. Desidero sottolineare due punti presenti nella sua missiva: 1) i genitori dei vandali sono a conoscenza degli abomini dei propri figli e non fanno nulla; 2) nel nostro Paese i centri sociali hanno da sempre corsie preferenziali per la loro incomprensibile impunità.
Se non si parte dall’esame oggettivo di questi due punti, si avrà una visione distorta del fenomeno e, di conseguenza, della sua soluzione.
Mara Iapoce
2 dicembre 2015 at 22:08
L’episodio di San Giorgio a Campobasso ha dato la misura di tutto, e per di più al danno si è unita la beffa, con un sindaco che ti risponde: “l’imbrattamento non è una prerogativa locale”. Quasi a giustificare gli abomini presenti in città, compreso il palazzo dove egli si reca ogni giorno! Una rivoluzione culturale è quello che occorre alla mia città, un fazzoletto di terra che dovrebbe pensare a politiche sociali, impiantistica sportiva, strade, e invece deve interfacciarsi, al pari delle grandi città, con il degrado morale delle nuove generazioni e delle loro famiglie.
Annetta Milone
3 dicembre 2015 at 04:45
La misura della “prerogativa locale” si assesta sempre sulle diverse opinioni dei politici.
Peccato che le loro opinioni spostino le risorse economiche su “prerogative” spesso non condivisibili dalla maggior parte dei cittadini abitanti nelle città che amministrano. Non che sia facile fare quel mestiere oggi, ma se un sindaco tende a non dar peso al degrado che avanza e preferisce accantonare il problema della diffusione comunicativa del suo pensiero, lasciando che si evidenzi su muri, chiese ecc.ecc., anche se amministrerà magari altro benino, non produrrà certo futuri benefici “indispensabili al progresso di quel luogo”.
Il buon amministratore deve agire affinché ogni persona sia compartecipe della bellezza e del rispetto e della tutela dell’area in cui vive.
La civiltà diffusa, pretesa dai cittadini, non potrà mai essere sostituita da azioni di tutela che cascano dall’alto, ma se chi amministra sminuisce certi valori che portano la società verso l’alto e non verso il basso, significa che sta giocando su un tavolo avversario.
E se mi sbaglio chiedo scusa. Però è necessario che il sindaco dimostri a tutti che non è così!
Guido Calvanico
12 dicembre 2015 at 19:36
Cara signora Milone, non voglio fare il disfattista, cosa che va tanto di moda, ma come può un sindaco che fa quell’affermazione dimostrare a tutti che dà importanza al fenomeno e lo percepisce come grave? Quando la sua segretaria fu chiamata l’anno scorso proprio dall’Associazione per far aderire Campobasso al Cleaning Day Nazionale, si rispose subito di sì, poi, senza pubblicizzare l’evento, si decise di far pulire una scuola ad un’associazione locale, e questo il giovedì precedente alla domenica in cui sarebbe dovuto tenersi il cleaning day! Quando noi, improvvisati volontari, abbiamo chiamato in Comune chiedendo se e quando si fosse organizzata la ripulitura, ci fu risposto che era già stata fatta! Questa è Campobasso: se fa qualcosa di buono, lo fa in sordina e senza programmazione e, nei casi più frequenti, non ha l’esatta percezione del fenomeno.
Mariapaola Marchitto
9 febbraio 2016 at 22:33
Vorrei darvi maggiormente l’idea di ciò che è diventata Campobasso: è stato pubblicato un cartellone degli eventi natalizi. Uno di questi era la ripulitura di alcuni muri del centro storico insieme ad associazioni di categoria, migranti, studenti, istituzioni. Il giorno dell’evento, il 27/12, mi sono recata nel centro storico, appunto, vestita quasi da muratore per dare anch’io il mio contributo. Non c’era nessuno. Ho chiesto lumi ai vigili urbani, che ne avevano sentito semplicemente parlare. Ho chiesto lumi all’assessore alla cultura, il quale mi ha risposto che quel giorno era semplicemente dedicato allo studio dei supporti, per successivo intervento (che non c’è ancora stato…). Peccato che sul cartellone era scritto chiaramente che si sarebbe trattato di una ripulitura! Dove voglio arrivare? Voglio arrivare semplicemente a dire che a Campobasso non c’è programmazione sul tema, non si ha ancora una chiara percezione del fenomeno. Va fatta ancora molta strada…
Annarita Leccese
9 ottobre 2016 at 20:53
Finalmente, dopo tante insistenze da parte di noi volontari, tutto è stato ripulito e sono state aumentate le telecamere. Adesso la chiesa, un gioiellino dell’epoca romanica, è linda e pinta. La riflessione che mi viene da fare, però, è questa: possibile che questa gentaglia non venga mai beccata e non paghi mai per le sue nefandezze? Questo è il vero problema: la mancanza di certezza della pena!! E continuiamo a dibattere e sopperire, in qualità di volontari, alle lacune delle istituzioni. Ci si chiede se ci si trovi in un Paese del Terzo Mondo piuttosto che del Primo. Molto triste…