Filadelfia
Parchi, grattacieli, road trip … La classica esperienza di viaggio negli Stati Uniti si muove sul doppio binario natura-civiltà: da un lato lo skyline, dall’altro le cattedrali arboree dalla chioma inafferrabile; qua la wilderness , là le metropoli di acciaio e vetro. A corollario, intrattenimento, avventura e beachlife : onde da leoni, coast to coast , incontro ravvicinato con Topolino e i suoi fratelli…
E però, qualcosa nel tipico approccio europeo sta cambiando: dall’entusiasmo per il Paese giovane dove tutto sa di nuovo, alla curiosità per un aspetto, la storia, che in genere strappa battute dal sapore un po’ snob. Il classico bilancio di ritorno dagli Usa? «Bravi, sanno valorizzarsi, ma dove sono le antichità, i monumenti?». Che il mood sia in evoluzione lo dice anche l’Unesco, che il 7 novembre ha deciso di includere nel suo patrimonio, prima città degli States, Filadelfia. E la Liberty Bell , icona democratica dalla Costituzione della Pennsylvania (la campana fu commissionata nel 1751 per i 50 anni della Carta) all’abolizionismo, per una volta ha suonato al futuro: non solo come simbolo celebrativo dei valori della nazione, ma per festeggiare l’ upscale , il salto di qualità grazie al quale – stimano gli analisti – cresceranno i flussi turistici (100 mila visitatori in più l’anno) e il volume d’affari (ricavi extra per 150 milioni di dollari).
Ad accreditare Philly, del resto, era già stata una serie di giudizi positivi: terza tra le 52 mete imperdibili del 2015 secondo il New York Times e regina dello shopping nella classifica di Condé Nast Traveler (anche grazie al tax-free). Surclassata da New York e Washington, «la piccola Atene d’America», in realtà, può vantare diversi primati: dal distretto museale più ampio degli Stati Uniti ai luoghi che hanno visto nascere la democrazia.
Esteso su un’area di 18 ettari a ovest del fiume Delaware, l’Independence National Historical Park è la cittadella dal sapore georgiano che ha aperto la strada all’investitura dell’Unesco. Il fulcro è Independence Hall, l’edificio dove nel 1776 fu approvata la Dichiarazione d’indipendenza che suggellò la nascita degli Stati Uniti. Fanno parte dell’ historic mile , il miglio storico, anche Liberty Bell (leggenda vuole che la crepa sulla campana si sia formata proprio quando risuonò per l’annuncio solenne, la firma della Dichiarazione), la President’s House (qui vissero George Washington e John Adams) e la casa di Benjamin Franklin.
Tra i musei della città spicca la Barnes Foundation, la più grande collezione privata di opere impressioniste e post-impressioniste del mondo che raccoglie oltre tremila capolavori. Da visitare, il giardino botanico (Mr. Barnes amava l’orticoltura) con una varietà di 2.500 specie vegetali. Filadelfia è anche un esempio interessante di arte pubblica: grazie al Mural Arts Program, la lotta ai graffiti selvaggi è diventata un’operazione di gentrification , di bonifica estetica. Risultato: una galleria all’aperto con più di 3.800 murales. La rinascita di Filadelfia passa anche attraverso i grandi eventi: dopo la visita di papa Francesco per l’ottavo incontro mondiale delle famiglie, la «città dell’amore fraterno» a luglio ospiterà la convention dei democratici in vista delle prossime Presidenziali.
Articolo del Corriere della Sera di Maria Egizia Fiaschetti del 20 Novembre 2015
M@urizio
20 novembre 2015 at 13:30
Leggendo l’articolo può sembrare che l’abbattimento del graffitismo vandalico a Philadelphia sia stato causato dalla semplice concessione di muri legali.In realtà Philly (Philadelphia)ha 11 squadre antigraffiti a tempo pieno composte da due agenti ciascuna per l’intercettazione dei vandali (fototrappole e database delle tag).Ammende molto pesanti (anche per i genitori dei minorenni).Anche pulizia muri :100/300 ore per i vandali e reclusione se incorrono nel reato la seconda volta.Nelle scuole ci sono programmi sul graffitismo selvaggio.Primo anno: consapevolezza del problema per studenti e familiari.Secondo anno :azioni pratiche degli studenti con clean up.
Da noi si ha la sensazione invece che concedendo SOLO muri legali si riduce il vandalismo grafico.
Maria Antonia Livi
25 novembre 2015 at 18:44
Ecco appunto M@urizio… questa si che è informazione. Grazie.
L’arte del celare la verità per promuovere solo ciò che torna utile a chi scrive è ormai palese.
Certo qui basta dire la parola “arte”, che in Italia è paragonabile ad “apriti sesamo”, e con quella si spalanca subito la grotta di Ali Babà della tolleranza al vandalismo.
Intanto spudoratamente ci si spinge perfino a chiedere riconoscimenti dell’Unesco per luoghi come i portici di Bologna, stupendi, se non fosse che sono il parco giochi di sporcaccioni seriali. Oppure si auspica attenzione per la candidatura del “Sistema delle acque della Lombardia” i Navigli compresi”, questi ultimi sono fantastici appena ripuliti con notevole spesa…
Pccato che passando di là uno resta interdetto: perché trova 100 colonnine in pietra imbrattare con grandi numeri bianchi in vernice, da 1 a 100. Sarà per far capire a chi deve giudicare per l’eventuale ammissione ai luoghi “patrimonio dell’umanità” dove si trovano esattamente?
Per quello avranno dipinto gli storici supporti del parapetto. Così magari non si perdono i giudici?
Oppure sono solo utili a identificare le postazioni destinate alle bancarelle del Mercatone?
Così tanto per far fare meno confusione e fatica ai venditori.