Roma
Scatole demodè nella Capitale 3.0. La maggior parte ricoperte dalle scritte d’ordinanza dei writers. Come quelle in via Merulana, largo Goldoni, Borgo Pio e quella accanto all’ingresso della ferrovia Roma-Lido, per citarne solo un piccolo campione delle 1.400 totali presenti sui muri della città, dal centro alla periferia, nonostante il sensibile calo dei volumi di corrispondenza, il 40% dal 2010 soprattutto per quanto concerne gli invii tradizionali come lettere e cartoline. Ci sono poi quelle zeppe di adesivi e avvisi di ogni tipo, dai traslocatori ai cerca lavoro, appiccicati sopra a coprire due volte su tre le indicazioni di ritiro della posta: quelle di piazza della Pilotta, via Ferrari in Prati, via Benzoni a Ostiense, piazza della Rotonda, ad esempio. E, ancora, c’è il capitolo di quelle trasformate in portarifiuti in piena regola sotto gli occhi di romani e turisti. E pure quelle a pezzi, comprese le cassette utilizzate dagli addetti delle Poste per la giacenza, come quella che fa bella mostra di sé in via Macaluso. Qualcuna è sparita, altre sono state spostate. È la fine che, con buona pace del senso del decoro urbano in crisi di nervi da troppo, hanno fatto le buche postali della Capitale. Lande desolate diventate paradisi degli incivili. Non solo. «Molto spesso, durante la vuotatura delle cassette e la successiva lavorazione della posta raccolta, sono stati ritrovati diversi oggetti: passaporti, documenti personali, chiavi ed altro», aggiorna Poste Italiane. «D’intesa con le autorità competenti, laddove ve ne siano le condizioni, vengono restituiti ai legittimi proprietari». L’attività di manutenzione «periodica e sistematica (di tipo ordinario e straordinario) e di controllo, al fine di attivare una serie di interventi utili a mantenere le strutture idonee ad accogliere la corrispondenza in sicurezza», viene garantita dall’azienda, che pone l’accento sui «molti interventi di ripulitura, riparazione, rimontaggio e sostituzione effettuati nella città a causa perlopiù di atti vandalici che compromettono l’integrità delle cassette e/o ne alterano la riconoscibilità attraverso azioni più o meno “artistiche”. Reiterati interventi di manutenzione sono finalizzati a ripulire le cassette postali da imbrattature e scritte effettuate con vernici, pennarelli etc., rimozione di stickers e supporti di diversa natura». Che evidentemente non bastano a preservare il fascino delle buche rosse declinato con la rapidità dilagante nell’era di Whatsapp & Co introdotta nello scambio di messaggi. A Roma, comunque, ogni giorno vengono raccolte in media circa 800 Kg di corrispondenza; l’unico periodo nel quale si registra un sostanziale scostamento da questa media è quello prenatalizio, dove i volumi di invii postali regolarmente raddoppiano. E, in ogni modo, a 16 giorni dall’inizio del Giubileo e a pochi di più a Natale, a far tornare tali le buche postali dell’Urbe ci devono pensare i cittadini, come hanno fatto i ragazzi di Retake a Balduina poco tempo fa dando a tutti lezioni di decoro e senso civico.
Articolo de Il Tempo di Valentina Conti del 22 Novembre 2015
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