Venezia
C’era anche la polizia municipale ieri, alla seconda «lezione» di formazione dell’associazione Masegni&Nizioleti onlus tenutasi nella sede dell’istituto veneto per i beni culturali. «L’obiettivo – spiegava il presidente dell’associazione, Alberto Alberti – è quello di divulgare la cultura del rispetto per la nostra città». L’associazione ha voluto evidenziare la differenza tra deturpamento e arte, perché alcuni graffiti non sono artistici, come ha poi spiegato la polizia. Infatti l’intervento del vice commissario Paolo Carestiato e dell’agente scelto Giovanni Mennella si è soffermato anche su questo, oltre a fornire gli strumenti pratici sul percorso corretto per affrontare il problema. «I writers – ha esordito Carestiato – che scrivono sui muri agiscono in «crew», bande, ricercando l’affermazione sociale attraverso il riconoscimento dell’operato. Più un luogo è difficilmente raggiungibile e più è elevato il pregio del loro «tag», la firma. Infatti, un treno o un luogo alto sono i più ambiti». Ma di mezzo c’è anche Internet, che viene utilizzata come mezzo di diffusione. Il gioco può però ritorcerglisi contro, spiegava la polizia municipale, dato che la rete può essere utilizzata anche per le indagini, come accaduto in più casi, che hanno portato all’arresto di alcuni writers. «C’è poi la differenza – ha spiegato Mennella – tra danneggiamento e imbrattamento. Nel primo caso, come una scritta su una vera da pozzo, il reato è più grave e si può procedere d’ufficio in più occasioni, dato che si richiede l’intervento di un restauro. Mentre nel secondo, come la scritta su una saracinesca, è necessaria la querela dell’interessato». Ciò che rileva è che quindi la stessa scritta, che, fatta su superfici diverse, può portare a reati penalmente differenti, che possono ricondurre anche all’arresto.
Anche l’Ance, l’associazione nazionale costruttori edili di Venezia è intervenuta, auspicando di estendere l’esperienza del protocollo ad altri centri storici della provincia.
Infine l’associazione ha rimarcato come il Comune abbia scelto di ripulire le scritte politiche, ma le operazioni, secondo loro, non sarebbero svolte a regola d’arte, imbrattando a loro volta i muri dato che si limiterebbero a un semplice passaggio di pittura su materiali delicati.
Articolo de Il Gazzettino di Tomaso Borzomì del 28 Novembre 2015
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