Cantù
Ancora vandalismi a San Paolo. Travolto uno dei paracarri in pietra che reggono la catena d’ingresso. E scritte fresche sul lato di via Pietrasanta dell’Oratorio della Beata Vergine. «Per cortesia non si parli di fatalità – dice il segretario di San Paolo, Giuseppe Molteni – Che sia stato un furgone in manovra o un’autovettura dei volontari della mensa di solidarietà o altre fandonie. Si tratta di un atto vandalico bell’e buono. Perché per recidere quasi alla base una colonnina di quel peso ci vuole una bella forza, visto che il paracarro sembra proprio tranciato di netto». Una serie di sfregi
Lo sfogo del segretario della parrocchia non è casuale. Negli ultimi mesi la sua azione contro tutti i numerosi atti vandalici che hanno colpito la parrocchia è stata costante. «È ora di farla finita. Il sagrato di San Paolo è un luogo sacro, non può essere ridotto a un bivacco di chi vuole soltanto arrecare danni. Una volta sono gli oblò delle luci, un’altra si dà fuoco alle bacheche degli avvisi, un’altra ancora si lasciano bottiglie e pericolosi cocci sul selciato». Senza contare i tanti danni arrecati alle aiuole da chi ha disseminato con i propri bisogni fisiologici tutta l’area nota come “Pasqué di San Paolo”.
Gli strali del segretario si rivolgono all’incuria e alla mancanza di educazione del popolo della notte: «Si va a ondate e a periodi. D’estate va di moda assalire via Cimarosa urinando ovunque. O spaccando letteralmente le cassette delle lettere appena posizionate». Un danno per ogni stagione D’inverno, invece, approfittando delle tenebre ritornano gli atti vandalici e le scritte dei writer.
«Fino alle 20.30 della sera di domenica, vale a dire fino alla messa delle 19, il paracarro era al suo posto -afferma Molteni – Quindi chi lo ha divelto, se l’avesse fatto involontariamente avrebbe dovuto dirlo subito. Si è trattato quindi di un gesto voluto, come nel caso della nuova scritta vandalica apparsa sul lato destro della Madonnina di San Paolo, il nome affettuoso che i canturini hanno dato all’Oratorio della Beata Vergine». Stavolta però vi è una novità non di poco conto. La nuova scritta apparsa è firmata, quindi il suo autore è pienamente riconoscibile. Va a colpire un monumento dichiarato d’interesse nazionale dalla fine degli anni Cinquanta, grazie al suo ciclo di affreschi fortunatamente situati all’interno.
«Purtroppo da quando è stato restaurato, una decina di anni fa, l’oratorio è stato più volte fatto oggetto di scritte oscene e atti vandalici. Trattandosi di un gioiello dell’arte tardo-medievale e rinascimentale la sua cura deve essere costante. Anche una scritta esterna sulla facciata deve essere ripulita utilizzando sostanze che non alterino il delicato equilibrio tra la parte interna della chiesetta, che conserva un ciclo pittorico che risale al Trecento e al Cinquecento», aggiunge Molteni. «Scarabocchi segno di inciviltà» E conclude, sconsolato: «Gli scarabocchi dei writer sono una grave forma di inciviltà, perché sembrano proprio non voler riconoscere i valori dell’arte trasmessa dalle generazioni trascorse».
Articolo de La Provincia di Giancarlo Montorfano del 1 Dicembre 2015
Sal Mariotti
3 dicembre 2015 at 05:02
“Gli scarabocchi dei writer sono una grave forma di inciviltà, perché sembrano proprio non voler riconoscere i valori dell’arte trasmessa dalle generazioni trascorse”
Ma sa che lei ha detto quasi parole magiche?
Perché mi si è accesa una lampadina dopo lo sgomento.
Sgomento provato a seguito della lettura di questo articolo, perché ho pensato che il suggerimento prevalente della punizione che si sente quando si riescono a scovare i vandali “ora ripuliscano” è proprio sbagliato.
No no. Non va bene: diamo invece loro la possibilità (obbligatoria) di assistere almeno a 500 ore di informazione culturale sull’arte, fatta però all’interno di una struttura carceraria.
Solo poi potranno ripulire anche la sporcizia fatta da altri che seguono la loro strampalata filosofia dell’imbrattare.