CASINA
LA NOIA è stato il movente degli atti vandalici commessi da minorenni l’estate scorsa ai danni della scuola media di Casina. Le indagini dei carabinieri della stazione locale hanno portato a identificare i ragazzi autori dei gesti, denunciati alla Magistratura. Il grave fatto risale ad agosto. Accusati di essere i responsabili dei raid vandalico sono otto ragazzi italiani residenti nell’Appennino, età tra 14 e 16 anni. Questi normalmente si ritrovavano spesso in uno scantinato di Casina denominato The Pow (La prigione) per trascorrere insieme il loro tempo. I giovanissimi, non sapendo cosa fare per combattere la noia durante l’estate, hanno preso di mira la sede della scuola media di Casina, individuata come luogo di abituale ritrovo dove, nel corso di diverse escursioni, hanno imbrattato ogni cosa commettendo incredibili atti di vandalismo con danneggiamento delle cosa pubblica.
LA DIRIGENTE dell’Istituto comprensivo, Giusy Gentili, informata dell’accaduto, aveva sporto denuncia contro ignoti. L’indagine avviata dai carabinieri è stata agevolata dal ritrovamento di una pagina strappata dal registro di classe nella quale venivano riportati alcuni nomi di studenti, ovviamente interessati a far sparire anche il registro. A quel punto le indagini, grazie alla collaborazione che i militari hanno trovato negli ambienti frequentati da adolescenti, ha portato a individuare i presunti otto responsabili degli atti vandalici che hanno messo a soqquadro l’archivio della scuola media di Casina con la sparizione di un registro scolastico.
DURANTE i loro raid, i vandali avevano anche prelevato alcune sedie, trasferendole nello scantinato dove avevano realizzato la base dei loro incontri, «The Pow». Inoltre, dopo aver forzato la porta del magazzino del materiale di pulizia, avevano prelevato sacchetti di pattume e detersivi spargendoli negli ambienti scolastici ed avevano imbrattato con graffiti le mura del sottoscala attiguo ai locali dell’archivio scolastico.
«VORREI considerarla una ragazzata, però è una brutta cosa e anche pericolosa – dice il sindaco Gianfranco Rinaldi -. Sono entrati in un locale di servizio da un finestrino in alto con una scala, si potevano anche far male. Sono cose spiacevoli che non dovrebbero accadere, soprattutto in una scuola. Adesso se la dovranno vedere con la Magistratura dei minori. Mi dispiace».
Articolo del Resto del Carlino di Settimo Baisi del 2 Dicembre 2015
Petter Brown
3 dicembre 2015 at 04:26
Non non si dispiaccia caro preside perché ora ci sarà chi sveglia la coscienza collettiva che sonnecchia.
I giovani vandali stanno moltiplicandosi in un blob di emulazione che avvolge tutto.
Adesso possono accadere due cose: o i genitori li rimettono in carreggiata e li tengono in stretta osservazione, li impegnano a far altro che stare a progettare scempiaggini in uno scantinato e li conducono per mano fino alla maggiore età. Oppure preferiscono proteggerli minimizzando il tutto, perché “poverini” vanno difesi dalla “crudeltà del mondo che non tollera, il mondo delle regole da rispettare e del vivere civile” e, diventando conniventi delle loro potenzialità delinquenziali, ne fanno dei piaggnoni, pronti all’autoassoluzione per tutto, diventeranno irresponsabili e bulletti arroganti (perché spaccare e distruggere a quell’età fa gran figo nel gruppetto dei meno intelligenti).
Poi, fuori dalla protezione della minore età dei vandali a genitori e società mollacciona e distratta quei ragazzi potranno forse dire “grazie” per aver indicato loro la strada maestra migliore da percorre “quella della delinquenza”.
Al preside suggerisco di organizzare all’interno della sua scuola con genitori e ragazzi incontri e conversazioni moderate e seguite da persone competenti, che aiutino i suoi allievi a conoscere e distinguere ciò che è bene da ciò che è male e diano valore al rispetto delle leggi e del patrimonio comune. Perché fra le mura di casa tutto diventa manipolabile, anche a causa dell’esterno dove troppi sono gli esempi di chi (ricco e famoso) non viene punito adeguatamente e poi contribuisce con l’imbroglio a confondere la realtà.