Belluno
L’ira dei cittadini contro i vandali dei muri: «i progetti educativi non bastano, ci vuole controllo e repressione». Il dibattito è scoppiato nel web qualche giorno fa. È bastata una carrellata di immagini di muri, di palazzi storici e di abitazioni private del centro, imbrattati dai graffiti pubblicate sulla pagina facebook “Sei di Belluno se” per accendere la discussione. I toni si sono fatti fin da subito aspri e gli utenti hanno fatto a gara a chi proponeva le punizioni più rigide per i ragazzini armati di bomboletta spray. «Se li becco io – ha commentato ironicamente un cittadino arrabbiato di nome Karim – gli faccio passare le voglie di sporcare, in maniera pacifica e molto democratica», «mettiamoli in una gogna informativa sui giornali e sui social – l’azzardo di Franco che ha proposto il pubblico ludibrio per i responsabili -, così se uno di quelli viene nella mia azienda a cercare lavoro lo spedisco a casa a calci». Le foto, d’altra parte, offrivano la panoramica di una città che da via Sottocastello agli adiacenti giardini, fino alle vie laterali a via Duomo e a via Santa Maria dei Battuti, è tutta un susseguirsi di scritte più o meno sensate, scarabocchi, dichiarazioni d’amore e insulti. I bellunesi al loro centro storico ci tengono e vogliono che chi non lo rispetta, paghi. «Vogliamo fermarli questi vandali, prima che rovinino del tutto la nostra città? – ha chiesto agli utenti della rete il cittadino, anonimo, che ha dato il la alla discussione con le immagini della Belluno imbrattata -Vogliamo finalmente pizzicarne qualcuno e armarlo di spazzole e pennelli per ripulire le nostre case deturpate? Cominciamo a far capire a questi ragazzini viziati e impuniti quanto è dura la vita e quanta fatica comporti costruirsi qualcosa». Tanta era la rabbia nel vedere lo scempio che l’uomo delle foto si è spinto fino a formulare una proposta all’amministrazione Massaro, affinchè si faccia carico di ripulire le case «o di indennizzarci in qualche modo per i danni subiti, come altri Comuni fanno già da tempo».
Articolo del Gazzettino del 19 Dicembre 2015
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