Il critico: «Così salviamo le opere dai cantieri Si vedranno tra 50 anni»

BOLOGNA

Dai muri di periferia alla tela, i graffiti «strappati» ai cantieri dividono gli animi. La questione: è giusto fare una mostra con pezzi di «street art», che diversamente potrebbero andare persi assieme ai cantieri? Luca Ciancabilla, storico dell’arte e studioso delle tecniche di restauro, fa parte del team che in questi mesi ha staccato i graffiti e ora pensa a una grande mostra delle opere salvate. Lui spiega perché sia importante questo progetto: «Sia gli artisti, sia la critica militante sostengono che questo tipo di arte debba nascere e morire in strada. Sono d’accordo, ma noi siamo intervenuti dove quei graffiti, quelle opere d’arte sarebbero spariti con i cantieri e non sarebbe stato giusto» Per esempio? « L’opera d’arte di Blu in via Fioravanti. Il graffito deve avere vita propria, ma perché posso goderne solo nel 2015? E fra cinquant’anni?». Ma così non si rischia di snaturare l’opera d’arte? «È evidente. Così come succede per gli affreschi. Ma così lo avremo, si potrà ricollocare e sarà un momento nuovo, bello, per quel graffito. È in atto qualcosa di molto coraggioso» Cosa c’è di coraggioso nel lo strappare graffiti e metterli in mostra? «Si tratta di coraggio nei confronti dell’opinione pubblica. Da una parte rispetto a chi sostiene che queste opere debbano morire come i soldati in trincea, dall’altra verso chi invece non ritiene che i graffiti siano opere d’arte, e per questo non siano meritevoli di attenzioni». C’è molta determinazione in questo progetto. Tra i diversi timori però c’è anche quello che si possa finire con commercializzare questi graffiti. Cosa risponde? « È un rischio. Nell’800 però si strappavano dappertutto gli affreschi di Pinturicchio, Botticelli, Raffaello, solo per citarne alcuni, e poi sono stati messi in grandi musei, in Italia e all’estero, in collezioni private. Però noi oggi le possiamo contemplare. È indubbiamente un pegno da pagare, ma ne vale la pena. La pittura murale contemporanea può finire in un museo». E chi pensa il contrario? «Credo debba lasciarci fare, perché è necessario. E nel resto del mondo, a Londra, a Bristol, a New York per esempio vengono addirittura restaurati alcuni graffiti di Bansky». E gli artisti, Blu ed Ericailcane, autori di questi murales che avete strappato dalla fine, cosa ne pensano? «Abbiamo avvertito tutti gli artisti. Con Blu c’è stato uno scambio di mail. Non si è esposto, non ha detto nulla per farci capire se condivide o no il nostro progetto. Probabilmente non gradirà e magari arriverà con un pennello a cancellare tutto. Ma ci ha risposto che gli piacerebbe vedere cosa abbiamo fatto. Lo aspetteremo. Ericailcane, invece, non ci ha risposto».

ARTICOLO DEL CORRIERE DI BOLOGNA DI MARIA CENTURIONI DEL 27 DICEMBRE 2015

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