BARI
Istituzioni religiose non solo nel mirino di aspiranti fedeli delusi (vedi l’articolo nella pagina a fronte), ma anche di «imbrattatori», a loro volta forse aspiranti artisti di strada. Lo scenario di questo episodio non è più la «classica» e storica Basilica nicolaiana, con i suoi secoli di storia e fede, bensì l’edificio più «anonimo», in pratica una ex villa in quella che nella Bari di qualche decennio fa era ancora periferia, dei Padri Comboniani in via Giulio Petroni, alle spalle dell’Ospedale militare. Questi i fatti. La Polizia ha denunciato in stato di libertà due persone, perché ritenute responsabili di «deturpamento ed imbrattamento di cose altrui». È stata una segnalazione anonima giunta al centralino d’emergenza 113 a far correre un equipaggio delle Volanti sul luogo segnalato. Lì gli agenti hanno colto sul fatto due persone, un ragazzo di 19 anni ed una giovane di 25, incensurati che, utilizzando bombolette di vernice, erano intenti a realizzare un «murales», sulla parete di un muro perimetrale della comunità religiosa dei Padri Comboniani. Nella circostanza gli agenti hanno trovato la coppia di aspiranti «artisti di strada» e sequestrato 18 bombolette spray di vernice, custodite all’interno di due zaini in tela. Non è stato reso noto il motivo per il quale la coppia di giovani «writers» o «graffitari» che dir si voglia abbiano scelto il muro perimetrale dell’istituzione religiosa che sostiene il lavoro di tanti missionari nei Paesi più poveri del mondo. E tanto meno si sa quale soggetto avrebbero voluto sviluppare, se «pro» o «contro» il credo e l’attività dei Padri missionari, o del tutto indipendente dalla «location» scelta. Di fatto li ha bloccati una contestazione di reato che prevede la pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a mille e u ro. È comunque aperto ed evidentemente sentito anche a Bari il dibattito sulla «libertà di espressione» di queste persone che intendono decorare pareti, e non solo quelle, con i loro disegni a spray. Ma è di fatto un’attività vietata, la cui «disobbedienza» è ampiamente documentata da «opere» realizzate soprattutto nelle zone periferiche e vicino alle tratte ferroviarie. Si tratta comunque di una forma di espressione artistica che, quando opportunamente regolamentata, può contribuire a dar colore e vivacità a zone grigie e inospitali della città. Ma spesso il mondo dei «writers» molto difficilmente è disposto a farsi «rinchiudere» in regole e disposizioni, in quanto il movimento stesso sviluppatosi a livello internazionale a partire dalla sua nascita nelle metropoli – ha radici ideologiche anarchiche, fortemente indipendenti se non di contestazione dei «sistemi» e degli «organi» che governano le città e gli Stati. I casi peggiori sono quando i «writers» o « graffitari» si esibiscono su beni architettonici di valore pubblico.
ARTICOLO DELLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO DEL 30 DICEMBRE 2015
© 2015, ↑ Associazione Antigraffiti
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