TORINO
Negli ultimi anni, la protesta anarchica a colpi di vernice si è accanita su più di un muro di Barriera di Milano. Quelli degli istituti bancari, dei negozi, degli uffici amministrativi e anche delle chiese. Ma i raid non si sono fermati ai soliti obiettivi. E così è toccato anche alle opere d’arte di Millo. L’autore dei maxi graffiti che il progetto «Urban» ha commissionato per rilanciare l’immagine del quartiere. La protesta contro la piaga degli sfratti, quella contro le banche e quella per la chiusura del Cie. Passeggiare sui marciapiedi di Barriera vuol dire camminare lungo muri simili a tazebao. Come, per esempio, la cinta esterna della parrocchia Maria Regina della Pace di corso Giulio che si è risvegliata con una scritta bianca, a caratteri cubitali che recita: «La chiesa è una grande proprietà, mentre i poveri stanno col sedere per terra». I militanti anarchici da anni si battono contro i progetti di riqualificazione del Comune. Puntano il dito sui processi che obbligherebbero i più poveri a traslocare verso zone della città dove gli affitti continuano a essere più bassi. E così a farne le spese è stato anche uno dei tredici murales di Millo (quello di corso Palermo) che è stato vandalizzato a colpi di palloncini ripieni di vernice rossa. «Chi ha fatto questo non ha compreso il valore democratico della street-art: sono opere visibili da tutti» dicono Andrea Cisternino e Mimma Pesce, coppia di turisti che ieri si aggirava per Barriera per fotografare i suoi murales. «Sono piccoli capolavori che la rendono più bella», hanno detto tra un selfie e l’altro.
ARTICOLO DI PAOLO COCCORESE DELLA STAMPA DEL 5 GENNAIO 2016
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