BOLOGNA
I graffiti, a Bologna, fanno sempre discutere. «E questa non è certo la prima volta. Ma un progetto a Bologna c’è già. E funziona». Ce lo ricorda l’ex assessore alla Cultura Alberto Ronchi, promotore del progetto Frontier che ha messo esponenti della street art «a servizio» del Comune per abbellire muri della periferia (e non solo) a rischio degrado. Fabio Roversi Monaco, nell’intervista al Corriere di Bologna , ha dichiarato di essersi rivolto a lui quando stava immaginando la mostra sui graffiti. «È vero – ammette Ronchi – me ne ha parlato, e io gli ho suggerito di rivolgersi ai curatori di Frontier Fabiola Naldi e Claudio Musso perché hanno fatto da intermediari con gli autori, perché sono molto competenti. Poi non ne ho saputo più nulla». Il fatto che poi il numero uno di Genus Bononiae abbia deciso di proseguire su altre strade, per Ronchi non è affatto motivo di polemica. «Dico solo – insiste – che il tema è delicato e complesso. Ci sono questioni giuridiche per niente chiare riguardanti i diritti d’autore e le proprietà . Ci sono sensibilità diverse fra gli artisti». Ronchi ricorda poi che i disegni o gli scarabocchi sui muri sono sempre stati causa di furiose diatribe. A Palazzo d’Accursio e in città. Un convegno al Mambo cercò anche di mettere la parola fine alla discussione sulla definizione di arte. Poi c’è Frontier «l’unico modo – conclude Ronchi – di consentire a questi tipo di forma artistica di esprimersi al meglio».
ARTICOLO DEL CORRIERE DI BOLOGNA DEL 7 GENNAIO 2016
Commenti recenti