BOLOGNA
Un blitz notturno. Senza imbrattamenti, con una buona dose di sarcasmo. Ieri Bologna s’è risvegliata col volto di Fabio Roversi Monaco appiccicato sui muri del centro storico. Un tributo al contrario. L’ex Magnifico, su quel centinaio di fogli fotocopiati e incollati per lo più a ridosso dei palazzi e dei luoghi simbolo della città non è infatti mica ritratto col tocco in testa (ai tempi del rettorato era abituato a ben altro che a degli A4 attaccati con la colla), ma con un berretto di lana col dollaro in fronte, una mascherina da scassinatore e le mani su un graffito (come se lo «strappasse»). Sberleffo vintage. Quasi dadaista. Una risposta ferocemente critica ma solo visiva, senza parole né firme, al progetto di salvaguardia dei graffiti a rischio avviato dall’ex rettore con altri professionisti (critico, curatore e soprattutto restauratore) in vista di una mostra a Genus Bononiae. Cronaca di questi giorni: i pezzi dei writer che stanno per essere distrutti (e solo quelli) vanno salvati o lasciati al loro destino? Sul tema la città (ovvero artisti, critici e studiosi) s’è spaccata. E continuerà a farlo, è certo. La buona notizia, in questo dibattito asincronico dispari e da trincea, è il non utilizzo della bomboletta spray, ma di semplice carta. Sulla pagina Facebook di Serendippo, invece ecco postati nell’album «Street is street» tutti volti di Roversi al muro: ottimo servizio documentale, a prescindere dal numero dei «mi piace» (dopo 15 ore uno solo). Meglio così che una città morta.
ARTICOLO DEL CORRIERE DI BOLOGNA DEL 10 GENNAIO 2016
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