TORINO
Quegli occhi grandi hanno più forza delle parole. Sembrano voler controllare e proteggere chi, perché più debole, resta la principale vittima di soprusi e aggressioni. Da ieri sono 21 gli sguardi che fanno la guardia alla Città. Altrettante panchine rosse, che il Comune ha voluto sparpagliare per Torino per sensibilizzare sul femminicidio e sulla violenza contro le donne. Ad ogni installazione è stata aggiunta una frase, la citazione di un grande scrittore. Le ha dipinte un writer torinese, Karim Cherif. E come le scarpe rosse già apparse in tante città, trasmettono lo stesso concetto: «Vogliono stimolare un confronto e una riflessione sulla violenza e sui cambiamenti culturali necessari per sconfiggerla e indurre i cittadini a fermarsi, a non dimenticare e a mantenere alta l’allerta». Un messaggio che arriva proprio nel giorno in cui il vicepresidente del Consiglio regionale, Daniela Ruffino, bolla come insufficiente il disegno di legge sugli interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere. Il motivo? Per via delle «molte enunciazioni, ma senza la copertura finanziaria necessaria a dare seguito concretamente a tutti gli interventi che prevede». Insomma, tante parole ma poche azioni concrete per una piaga sociale che, specie tra le mura di casa, ancora rappresenta un fenomeno diffuso e, per questo, preoccupante.
ARTICOLO DI FEDERICO GENTA DEL 14 GENNAIO 2016, LA STAMPA
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