MILANO
Diciamo la verità: i vernissage delle mostre d’arte sono fra gli appuntamenti più pretenziosi, dunque noiosi, cui si possa partecipare. Fanno sempre pensare a situazioni alla Woody Allen. Ma domani sera può valere la pena andare all’inaugurazione della nuova galleria Wunderkammern, in via Ausonio 1A, per vedere se a cambiare il tono della serata arriveranno anche ragazzi e ragazzini con le mani sporche di vernice spray, quelli che di solito stanno alla larga dalla gente «per bene» che li considera sgraditi imbrattatori.
Domani sera, infatti, sarà presente uno dei loro Pilgrim Fathers, i puri padri fondatori della street art, che dopo multe, arresti e anni di anonimato, da circa un decennio ce l’ha fatta a passare dalla parte degli artisti con la A maiuscola cui vengono aperte le porte delle gallerie, e le cerniere del portafogli. All’anagrafe il suo nome, rivelato dalla polizia francese dopo l’arresto nel 1991, è Xavier Prou, ma per strada è conosciuto come Blek le Rat, pseudonimo tratto dal fumetto italiano tradotto in Francia negli anni Cinquanta come Blek le Roc. Oggi, a 62 anni, continua le sue incursioni per strada, ma dal 2006, dalla mostra alla Leonard Street gallery di Londra, espone anche nelle gallerie e deve paradossalmente la tardiva fama a un suo epigono, il fenomeno Banksy, lo street artist più famoso e imprendibile al mondo. Se infatti è stato Blek le Rat a utilizzare per primo la tecnica dello stencil applicato al muro e a portare gli ingrandimenti delle immagini a dimensione reale, Banksy è riuscita a renderla popolare e di culto. Banksy ha riconosciuto la primazia a Blek le Rat, ma quest’ultimo non ha nascosto di sentirsi in qualche modo plagiato. Sicuramente, ormai, i due si guardano reciprocamente, ma questo è normale nella storia delle arti figurative, e del resto anche della musica.
Come per tutti gli street artist, anche le motivazioni di Blek le Rat sono state politiche e sociali fin dall’esordio, quando dipingeva centinaia di ratti sui muri di Parigi perché, diceva, «creano paura e danno la sensazione di un’invasione». All’epoca ritagliava gli stencil a mano, poi è passato a usare anche la fotocopiatrice per ingrandire foto di celebri classici d’arte o di personaggi come lady Diana, rimuovendo i toni di grigio e ottenere così contrasti di solo bianco e nero. Le sue immagini hanno dunque un tono pop e per questo sono ricercate da un collezionismo trasversale, non limitato ai soli appassionati della street art, come spiega Dorothy de Rubeis, nuova socia della galleria di Giuseppe Ottavianelli e Giuseppe Pizzuto, attiva a Roma dal 2009. «Abbiamo deciso di essere presenti a Milano perché la città è diventata particolarmente vivace anche grazie a Fondazione Prada, Trussardi, Bicocca Pirelli. E in tale contesto di prestigio non potevamo che esordire con un autore di peso come Blek le Rat portando per la prima volta in Italia una sua personale». Un altro piccolo segnale dell’attrattività di Milano. E allora, in bocca al lupo alla Camera delle meraviglie!
ARTICOLO DI FRANCESCA BONAZZOLI DEL 19 GENNAIO 2016, CORRIERE DELLA SERA
Nicola Albrati
8 febbraio 2016 at 05:44
Mi pare di aver capito dunque che è arrivato, con tutti gli onori, un convinto artista impenitente imbrattatore di fama, invitato a Milano, ed è uno, che ho letto, elogia pure i pregi delle tag vandaliche sparse ovunque?
Qui scrive Bonazzoli “come spiega Dorothy de Rubeis, nuova socia della galleria di Giuseppe Ottavianelli e Giuseppe Pizzuto…” “E in tale contesto di prestigio non potevamo che esordire con un autore di peso come Blek le Rat portando per la prima volta in Italia una sua personale».
Opinioni espresse di una dei soci della nuova galleria milanese.
Peccato, però, che Bonazzoli si sia scordata di fare una precisazione che sarebbe, a mio avviso, stata doverosa…rilevabile su altre testate giornalistiche. Una curiosa dimenticanza.
Indovinate chi intervistato ha fatto questa affermazione recentemente?
“Con Dorothy stiamo insieme da 14 anni”. Dorothy è figlia di De Rubeis, ….. “Lei è avvocato: diritto finanziario in un grande studio americano”.
L’ha detto: il signor Giuseppe Sala che potrebbe diventare il prossimo sindaco di Milano.
Contenti amici volontari antigraffiti?
Così avrete sempre tanto nuovo lavoro da fare “gratis” per rendere Milano minimamente civile e decorosa. E magari senza alcuna possibilità che venga neppure minimamente apprezzato dalle istituzioni e sostenuto.., se non sbaglio: più o meno come accade ora.
Alba Maria R.
11 febbraio 2016 at 18:53
Mica tanto contenti… se sarà Sala quindi c’è poco da star tranquilli?