IN VIAGGIO CON L’ASSOCIAZIONE ANTIGRAFFITI
«Quanto è accaduto in Darsena è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo. Dubito possa essere anche l’ultimo». Fabiola Minoletti, rappresentante dell’Associazione Italiana Antigraffi ti per il decoro urbano, contrasta ogni giorno il fenomeno degli imbrattamenti in città. L’associazione è una realtà nata ormai dieci anni fa. E di passi avanti ne sono stati compiuti, ma i vandali sono sempre in azione. Al punto da deturpare anche uno degli angoli più belli della “nuova Milano”: la Darsena, gioiello ormai invidiato da mezzo mondo. Da qui parte il viaggio di Mi-Tomorrow attraverso una delle piaghe urbane più ricorrenti a Milano. La vostra associazione potrebbe intervenire per cancellare le scritte? «Credo ci abbia già pensato il Nucleo urbano di intervento rapido che fa capo all’Assessorato all’Arredo Urbano del Comune. Inoltre la nostra associazione non possiede l’idrosabbiatrice, che è lo strumento adatto per rimuovere questo tipo di scritte. Pur volendo, non potremmo». La Darsena è un luogo soggetto a questo tipo di atti vandalici: c’è un motivo particolare? «Intanto si tratta di un luogo di passaggio, molto esposto. Poi è un luogo di ritrovo per i giovani e si trova vicino a contesto un po’ particolare, come quello di via Gola, dove la criminalità è all’ordine del giorno. Il nostro auspicio è che questa zona rimanga sempre sotto il controllo diretto della Polizia Locale e del Comune di Milano». A Milano siete impegnati su diversi fronti per contrastare il fenomeno del graffi tismo… «Abbiamo iniziato andando in giro per i quartieri e coinvolgendo i comitati, le associazioni e i singoli cittadini che quel quartiere lo vivono. Spieghiamo loro come prendersene cura, tanto più che quando ad essere imbrattati sono i muri di palazzi o le saracinesche dei negozi, tocca ai privati ripulire». E voi date loro una mano? «Sicuramente. Ad oggi abbiamo organizzato oltre cinquanta attività di cleaning su tutto il territorio cittadino. In più stiamo imparando a conoscere il fenomeno, quindi il nostro lavoro è anche quello di far crescere l’attenzione di cittadini e istituzioni sugli argomenti legati al graffi tismo vandalico». Siete impegnati anche in un’attività di ricerca? «Me ne occupo personalmente. Non si tratta di studi con attendibilità scientifica, ma è certamente qualcosa di unico su tutto il territorio nazionale utile a interpretare il fenomeno. Su questo è necessario il contributo del Nucleo Tutela Decoro Urbano della Polizia Locale: ci forniscono notizie dati che rendono il nostro lavoro più particolareggiato”. Siete riusciti a risalire a un identikit del vandalo? «Negli ultimi tre anni, secondo le nostre osservazioni, il fenomeno dell’imbrattamento sta assumendo aspetti più aggressivi. I ragazzi che compiono questo tipo di reato sono sempre più giovani. Inoltre il ceto sociale della famiglia di provenienza dei duecento writers analizzati risulta essere molto eterogeneo. Si passa dal figlio con padre detenuto al figlio del noto professionista. Il tutto, dunque, è riconducibile a una forma di disagio sociale e non a un fattore prettamente culturale». Per questo avete deciso di iniziare a parlare nelle scuole dell’argomento? «Proprio così. Ci rivolgiamo ai bambini degli ultimi anni delle scuole primarie e agli alunni delle scuole secondarie di primo grado. Spieghiamo loro che imbrattare i muri della propria città o i vagoni della metropolitana non è una forma d’arte. Tutt’altro. Dimostriamo che ripulire muri, vetri o panchine ha dei costi non trascurabili e che il denaro speso per farlo potrebbe essere investito per opere utili alla comunità». L’utilizzo di spray e vernici per imbrattare le città ha anche un costo ambientale. «Un costo altrettanto significativo quanto quello economico. Inalare queste sostanze altamente nocive può provocare danni irreparabili alla salute. In più anche lo smaltimento delle bombolette e delle lattine e lo CO2 emanato sono un problema per l’ambiente». Il graffitismo vandalico è un fenomeno in crescita? «Purtroppo sì. E si evolve con la società. I writers utilizzano i più moderni mezzi di comunicazione per organizzarsi, anche con “colleghi” di altre nazioni. Perfino le tecniche si stanno evolvendo: attualmente tra le sostanze utilizzate per imbrattare c’è anche un acido uoridrico non in commercio, riconducibile alle rotte clandestine per la preparazione di droghe sintetiche. Un segnale certamente preoccupante». Dunque è sempre più necessario contrastare un fenomeno di questo genere. «Si tenga conto che in America i writers non professionisti sono considerati alla stregua delle persone affette da ludopatie e trattati dal punto di vista psicologico come i tossicodipendenti. Chi inizia, spesso, non riesce più a farne a meno. Dunque, chiunque volesse darci una mano nelle nostre attività è il benvenuto».
ARTICOLO DI ROBERTA BIASI DEL 21 GENNAIO 2016, MI-TOMORROW
Lorenzo
21 gennaio 2016 at 21:58
Recentemente c’è stato al parco Trotter di Milano un evento di street art dove venivano invitati bambini a fare murales con le bombolette.Come docenti si vedevano noti “artisti”di street art che porgevano bombolette spray ai bambini insegnando loro a come usarle.Ai bambini erano fornite mascherine antipolvere che ,come noto ,non hanno alcun effetto contro i gas venefici delle bombolette.Nelle foto si vedevano invece gli artisti graffitari muniti di regolari mascherine antigas.
Enza P.C.
27 gennaio 2016 at 05:24
STORIA VECCHIA E SCLEROTICA.
L’APPROSSIMAZIONE DI CHI DOVREBBE ESSERE GUIDA SICURA NELL’EDUCAZIONE DEI PIù GIOVANI è DRAMMATICA.
Prima di tutto il “divertimento e la libertà” DEI PIù PREPOTENTI OVVIAMENTE.
Gli altri: i più educati e civili subiscono soprusi e non “importa a nessuno” si promuove l’uso delle bombolette anche in luoghi inaspettati.
Luoghi che avrebbero l’obbligo morale di diffondere civismo e cultura dell’assoluto rispetto dell’arte.
Quando si tratta di bambini si crede che tutto sia gioco e quindi lecito.
Ma il gioco è e dovrebbe essere propedeutico a educare al meglio.
Se metti in mano ai bambini giocattoli per mimare la guerra dai un segnale preciso, se metti in mano bombolette spray (peraltro vietate alla vendita dei minori – esattamente come le sigarette, per intenderci e questo dovrebbe far riflette…instilli il loro la voglia di continuare). Anche uno sprovveduto può immaginare che indurrà quasi sicuramente quei bimbi a riprodurre quel gioco appena ne ha l’occasione.
Le bombolette sono armi di distruzione del patrimonio artististico dell’Italia, sono pericolosissime per i rischi di inalazione e farle aspirare ai bambini con quelle ridicole e inutili mascherine equivale a un delitto. Il loro smaltimento poi comporta un aggravio enorme ai problemi della produzione dissennata di rifiuti. La ripulitura dei graffiti vandalici comporta spreco di acqua oltre la logica e danni all’ambiente enormi. E poi gli street artis – spesso contemporaneamente vandali – si mettono a contatto con minori in qualità di maestri.
Credete che il messaggio che passa da loro sarà di civismo e rispetto del patrimonio di tutti?
Credete davvero che ai bimbi verrà onestamente spiegato che molti di loro hanno i polmoni bruciati dalle inalazioni ed esami medici difficilmente nella norma e che ormai sono quasi costretti dalla loro dipendenza adrenalinica dell’esaltazione che produce, badate bene, non il produrre schizzi di colore, ma proprio quella voglia di infrangere le regole del vivere civile, aggredendo e vandalizzando tutto ciò che vogliono.
No. I bimbi leggeranno nei loro occhi l’esaltazione dell’insperato potere acquisito – alla faccia della società che sbeffeggiano -mentre diventano istruttori di nuove leve a garanzia di un futuro ipotetico vandalismo? Milano e ricoperta dalle scritte vandaliche e dalle etichette abusive di molti street artist.
Ma nessuno si preoccupa di prendersi la briga di prenderli per un orecchio (si sa benissimo chi sono..) per accompagnarli a ripulire uno a uno ogni spazio che loro hanno imbrattato, case private, pali, segnaletica stradale. Non è così che accade all’estero. Non è così.
A Roma dormono, (agiscono, solo se costretti, fuori tempo massimo, e spesso male: vedi le vicende delle banche salvate, comunque e del palese danno economico e esistenziale rifilato ai risparmiatori).
Da noi è prevalente che passi il drammatico messaggio che il “rispetto della legalità è quasi cosa superflua”.
In Italia spesso si risolve tutto come al gioco di “nascondino” con la formula “tana! liberi tutti!”, per questo, per quello o per quell’altra ragione. A pagare per i danni sociali prodotti sono proprio in pochini.
E per quanto riguarda il pesantissimo fenomento del graffitismo vandalico, davanti a quattro colori spesso maldati da esaltati di se stessi.. troppi comunicatori, in totale mala fede, si inchinano, da veri cattivi maestri, alla nuova fasulla sacralità dell’arte di strada.
L’uso dissennato di tutto, per cui si finge di non avere modo di porre rimedio, il consumismo dissennato che sta portando il pianeta verso una fine non più lontanissima, viene avallato da chi procede svagato e senza analisi responsabili sull’ educazione dei più piccoli.
Si finge che sia inevitabile una forma di consumismo che oggi rasenta la follia. Tutto in nome della modernità, delle nuove tendenze, della voglia di allinearsi a ciò che è meno faticoso e a portata di mano.
Come le greggi di pecore, che una volta che seguono ammassate la strada indicata dai primi capi, arrivano anche a sfracellarsi in un burrone se i primi non si fermano.