LUCCA
NON SOLO muri e monumenti storici. In città e nella immediata periferia esiste anche un tipo di vandalismo, magari meno evidente e «minore», ma comunque ugualmente odioso e al quale urge porre rimedio. A essere presi di mira dagli imbrattatori di turno sono anche tutti i tipi di cartelli stradali, lampioni, semafori, panchine, fontane, bacheche, erogatori di biglietti e cartelli con gli orari delle navette e chi più ne ha più ne metta. Basta avere una superficie qualunque sulla quale «esprimersi», una bomboletta spray, ma anche un semplice pennarello, e il danno è fatto.
SCARABOCCHI e scritte, spesso di tenore politico o calcistico, ma anche frasi senza alcun senso e più o meno deliranti, messaggini d’amore e ghirigori incomprensibili, si moltiplicano a dismisura giorno dopo giorno allargando a macchia d’olio la mappa dei graffiti sia nel cuore del centro storico sia oltre le mura urbane. Certo, la scritta sul muro o sul monumento colpisce e indigna di più, ma basta guardarsi intorno con maggiore attenzione e rendersi conto che ormai non si salva praticamente più niente. In certe zone, addirittura, il fenomeno sembra concentrarsi. Sono quelle più nascoste e isolate ma anche quelle vicine alle fermate delle navette o dei bus o nei pressi delle scuole, dove ogni giorno stazionano decine e decine di ragazzi in attesa dei mezzi per tornare a casa.
QUALE modo più divertente per ingannare l’attesa che lasciare il proprio «ricordo» sul pannello degli orari, rendendolo spesso illeggibile, o appiccicare un adesivo sull’erogatore dei biglietti o sulla pensilina? Le vie del degrado sono davvero infinite. Perchè non cercare di rimediare anche a questo tipo di deturpamento, sì meno evidente, ma che, comunque, rende tutto ancora più brutto? Perchè non impiegare i profughi e gli immigrati che vengono ospitati nella nostra città per porre rimedio anche ad atti di micro-vandalismo? Ci era giunta notizia che tempo fa il comune avesse istituito una sorta di task-force con l’obiettivo di ripulire dalle scritte e dai graffiti, oltre che i muri e i monumenti, anche gli arredi urbani e migliorare così l’immagine della nostra bella città. Non ne abbiamo più sentito parlare. Che fine ha fatto?
ARTICOLO DI MONICA ARENA DEL 28 GENNAIO 2016, QN LA NAZIONE
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