Murales, un po’ di storia e la top five

MURALES NEL MONDO

Gli anni erano a cavallo tra i dieci e i venti quando il Messico si mostrava al mondo come una terra insanguinata dalla rivoluzione contro la dittatura di Porfirio Diaz. In questo teatro di scontri violenti, la contestazione al regime cominciò ad essere supportata anche da urla gentili, armi morbide e pochi strumenti: mani e colori per dare vita alle idee. Qui il muralismo divenne uno dei modelli di riferimento principali del “dipingere i muri di luoghi pubblici” utilizzati dagli artisti messicani, in prima linea Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros come personale contributo alla ribellione, comprensibile dal popolo e adatto a diffondere il messaggio marxista. Cosa dipingevano? Civiltà precolombiane, la conquista coloniale spagnola, il culmine dell’era moderna con la Rivoluzione iniziata nel 1910. Armati di pennelli, la rivoluzione proseguiva. Bisogna aspettare un decennio, affinché la pittura murale arrivi oltre oceano, in Italia, dove si concretizza in arte social, divenendo una sorta di icona, di stile del regime fascista grazie alle camicie nere indossate dai muri. È un italiano, Mario Sironi, lo scultore, l’architetto, lo scenografo, il grafico che, negli anni trenta, teorizza e pratica il ritorno alla pittura murale con un approccio diverso. Sollecita gli artisti a misurarsi con temi diversi, a trovare una nuova concezione dello spazio, incoraggia con rigore uno stop al tratto limitato alla superficie della tela e all’opera ripiegata sulla psicologia dell’artista, ma aperta al mondo e disponibile a tutti. La tendenza venne suggerita da lui, ma è negli Stati Uniti, sui treni di Filadelfia e di NY, che l’uso poetico creativo di scritte murali viene inaugurato. Nel Vecchio Continente si svela durante il Maggio Francese del ’68. Ovunque il writer degli esordi ha come scopo di bombardare (bombing) con la sua firma arabescata – tag, tutte le superfici possibili e impossibili in un lungo cammino fino agli anni 90 quando la sua arte si diffonde con un’etichetta diversa: non più il vandalo che degrada i vicoli delle città, al contrario ne ridona valore. La Street art è oggi il movimento artistico più diffuso al mondo in una continua evoluzione in linea con i mutamenti culturali, le tecniche, la percezione dell’arte. L a lista degli artisti street ha tanti nomi. Nella Penisola il primo è Blu che The Guardian ha consacrato nel 2011 come uno dei migliori dieci street artists al mondo. Blu, il pirata dei muri che fa veri e propri arrembaggi al cielo con ogni mezzo scale, bracci meccanici, impalcature per realizzare opere che puntano alle stelle di ogni luogo che tocca: Germania, Italia, Inghilterra, Polonia, Palestina tra squali minacciosi vestiti di euro o decine di persone identiche, apatiche e collegate da cavi per rimbrottare l’omologazione da parte delle Rete, un ragazzo che cerca di abbattere con l’indice il muro sul quale è dipinto. Muri e disegni , muri e versi come quelli del milanese Ivan Tresoldi, il poeta dei graffiti che imprime con delicatezza parole preziose sui vicoli delle città: ” chi getta semi al vento farà fiorire il cielo “a Milano o ancora “sarà solo sognare che ci terrà svegli” a Rho, “il poeta sei tu che leggi” tra le vie della Città Eterna. È indubbio che il cammino della street art stia vivendo un momento d’oro, un vero e proprio boom per gli stili artistici urbani che ha portato ad un’accurata selezione, curata dal sito www.nexta.com, dei migliori cinque artisti di strada del 2015. Tra questi spiccano: l’italiano Francesco Camillo Giorgino, noto a tutti come Millo che ama colorare in bianco e nero alternando intricate linee che incorporano elementi di architettura e rari tocchi di colore; la romana Alice Pasquini che esplora preferibilmente soggetti femminili cercando di discostarle dallo stereotipo donna/oggetto e viaggia volentieri tra le sfumature delle emozioni umane; Gionata Gesi, noto come Ozmo, amante dei messaggi apocalittici ed eretici di uomini o animali; Ericailcane, il rigoroso delle linee precise e della raffinatezza del segno e Jacopo Ceccarelli o 2501, classe 1981, fautore dell’integrazione tra pittura muraria e su tela, scultura e video. Tutti insieme formano un’alleanza di artisti di straordinario talento che hanno contribuito e continuano a rivoluzionare il modo di concepire lo spazio pubblico migliorandolo.

BABY HULK

ARTICOLO ANSA DEL 29 GENNAIO 2016

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