Io e te, tre metri sopra un muro

MONZA E BRIANZA

L’amore ai tempi delle scritte sui muri è un amore colorato. Poco fantasioso, alle volte, ma del resto si sa: il concetto che l’innamorato vuole trasmettere è così semplice, così basilare, che perdersi in giri di parole il più delle volte risulta superfluo.

Sembra la città degli amanti, Monza: a volte le dichiarazioni sono appena sussurrate sui muri, altre gridate a piena voce. Individuarle non è sempre facile: troppo spesso si nascondono tra le tag dei writers e altri pastrocchi più o meno apprezzabili. Ma, perlustrando la città con occhio attento, ci si accorge che sarebbe scorretto minimizzare. Ti amo(ro)

L’innamorato classico è il più frequente. Se la cava con poco: scrive “Ti amo” e se ne va. Ma in realtà sulle diversità degli amanti a piede libero si potrebbe compilare una vera e propria casistica. C’è chi crede che le parole dell’italiano non riescano a esprimere correttamente la forza devastante del proprio sentimento e decide di coniare nuovi verbi: una testimonianza dell’innamorato neologista si può individuare in via Lecco, lungo il muro di cinta del parco. Lì, immacolato, sorge un “Ti amoro”.

L’innamorato umanista, invece, usa metafore letterarie per dichiarare il proprio amore e scrive “Wendy ti adoro. Peter”, sicuro omaggio all’intramontabile capolavoro di sir James Matthew Barrie: lo incontriamo in via Canova, accanto al sottopasso di via Bergamo. C’è anche chi si cimenta in dichiarazioni in rima: un esempio si trova in via Tevere, a San Fruttuoso: l’innamorato poeta realizza (e ripete) rime più o meno baciate: “In questo mondo tremendo / che rendi stupendo / soltanto esistendo”: una nota positiva per l’impegno e un suggerimento sull’esistenza di altri tipi di schemi ritmici per il futuro. L’algebra dei sentimenti L’innamorato a distanza ci tiene a far sapere che tra lui e l’oggetto del suo desiderio nulla mai potrà frapporsi: lo dichiara in via Po, dove scrive: “Uniti anche quando siamo distanti”. E, per risultare maggiormente incisivo, aggiunge un bel cuore dipinto di rosso. “Scemo + Scema = 2 scemi innamorati”: ecco in via Franchetti un esempio di innamorato burlone. Lungo lo stesso muro incontriamo altre due tipologie di sedotti e (per ora) non abbandonati: l’innamorato risoluto, che dichiara “Solo tu hai quello che voglio” e l’innamorato prolisso, che scrive in bianco su metri di muro “Tra sogno e realtà non c’è differenza, perché da quando sto con te la realtà è quello che ho sempre sognato”. E fin qui tutto bene. Ma l’amore è il più terribile dei sentimenti: fa in fretta a trasformarsi. L’innamorato pentito (chissà se per un’inutile litigata o per un imperdonabile tradimento) chiede perdono. Con la coda tra le gambe scrive a caratteri tremanti e titubanti “scusa amore”: ne incontriamo uno in via Volta, dove ha aggiunto anche, spavaldo, pronto a giocarsi il tutto per tutto, “You are my dream”, sei il mio sogno. Un altro lo troviamo in via Parini, dove scrive “scusa amore mio”, come se con quell’aggettivo bastasse a indicare – illuso- la persistenza di un legame ormai reciso. Chagrin d’amour

L’innamorato sofferente si sente in dovere di condividere quello che l’esperienza gli ha insegnato: ecco allora che in via Rota lascia ai posteri la propria testimonianza, “Ci vuole poco per volare e un attimo per star male”. L’innamorato rassegnato prende in prestito le parole delle canzoni e, di fronte all’ineluttabilità della separazione, cerca di farsene una ragione.

Lo scrive, per focalizzarlo meglio, sul muro del centro sportivo Nei, in via Enrico da Monza: “My heart will go on”, in un tumulto di hollywoodiana memoria. Finisce qui la fenomenologia dell’amore monzese? Certo che no. Ma forse, come ha scritto senza troppi giri di parole un anonimo in via Mosè Bianchi, la sintesi è una sola: anche in amore è tutta “Questione di palle”.

ARTICOLO DI FEDERICA FENAROLI DEL 11 FEBBRAIO 2016, IL CITTADINO

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One Response to Io e te, tre metri sopra un muro

  1. Enza P.C. Rispondi

    12 febbraio 2016 at 06:59

    Tre metri sopra il muro, ma parecchi parecchi sotto il minimo livello di civiltà.

    L’arrivo di San Valentino in concomitanza della fine di Carnevale a Milano sappiamo già che produrrà diversi danni reali, bevendosi pure l’ultimo rimasuglio di barlumi di intelligenza di parecchi giovani annoiati. Maleducati.
    Nel senso che in Italia si tende troppo a gigioneggiare sull’importanza dell’educazione al rispetto di ciò che è pubblico. Ai giovani non si danno regole certe, perché ci sono da parte di chi governa il paese – tolleranze evidenti e trascuratezze – che non sono superabili con nessun racconto.
    Ai cortei tutto è concesso e il mancato contrasto all’abusivismo delle affissioni è sotto gli occhi di tutti!
    La cosiddetta creatività comoda e vandalica si aggrappa a tutto. Poi qui da noi sembra quasi che il coraggio di definire il tutto “volgare espressione di appropriazione indebita di spazi di tutti con grave danno sociale ed economico” sia troppo, non sia trendy o cool …

    Se però si fosse tutti meno vacui e più pratici, osservando il degrado che avanza implacabile in Italia, mentre all’estero si stoppa opportunamente, non ci si perderebbe troppo ad analizzare l’aspetto sentimentale di chi, esprimendosi in romanticherie creative vandaliche, aggredisce a danni di tutti ciò che gli capita a tiro.
    Abbiamo nel tempo ripulito pensieri di ogni tipo: prevalenti e sempre di gran moda i simboli maschili di misure varie, top dello squallore, poi ci sono le frasette a effetto di cui sopra…le scritte per il compleanno, poi quelle varie di protesta che insultano gli organi di Polizia e, però, nessuno le toglie. Certo se poi la Polizia non corre quando la chiamano per ogni sciocchezza, tutti subito si indignano, ma gli – insulti van bene – prevalentemente si osservano e si cammina via.
    Meno male che a San Remo per il 66° Festival in corso s’è potuto percepire un Paese davvero migliore di chi lo sta governando. Il Ministro del turismo Franceschini oggi sarà al Bit – dove gli operatori di questo settore presentano i pregi dei loro luoghi di provenienza. Come sempre nessuno presenterà il quadro del vandalismo che là impera, l’omertà è comprensibile, ma non è sana.
    Bene: noi abbiamo già chiesto da tempo (e lo abbiamo ribadito anche ieri) al Ministro una sua PRESA DI COSCIENZA “dell’importanza di regolarizzare questo sclerotico campo” in modo che sia univoco l’agire in tutta Italia. Il degrado prima si spalma all’esterno per le strade e poi entra nell’anima delle persone. Sorriderci su e parlar di altro auspicando che – la fantasia individuale di amministratori vari sia risolutiva e garantisca futuro estetico decoroso al Paese – non è più accettabile.

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