L’omino col palloncino dalla strada alla moda *

FIRENZE

DAI muri della città a una collezione di borse. Exit Enter, giovane e anonimo street artist fiorentino famoso per i suoi omini stilizzati col palloncino rosso che da qualche tempo si trovano a ogni angolo di strada, ha stretto una collaborazione con un brand di borse e accessori, Damai, anch’esso fiorentino. Il suo invito: «Indossate i miei messaggi».

I SUOI omini neri, stilizzati, intenti a rincorrere palloncini rossi o a farsi trasportare in volo, e accompagnati da messaggi chiari e forti come “Free”, “Love”, “Resistance”, hanno lentamente e inesorabilmente invaso la città, spuntando a ogni angolo di strada, su porzioni di muri e manifesti pubblicitari, pali della luce e sportellini dei contatori del gas. Provocazioni urbane oggi diventate accessori di moda: le borse che Exit Enter, anonimo street artist fiorentino – ma i suoi lavori hanno ormai “contaminato” grandi città europee come Barcellona, Rotterdam, Lisbona, Bruxelles – ha disegnato in edizione limitata per il brand, anch’esso fiorentino, Damai, nato poco più di un anno fa e da subito impegnato in collaborazioni con giovani creativi. Come nasce il suo personaggio e quando ha iniziato a prendere vita sui muri di Firenze? «Ho sempre disegnato questi omini nei miei sketch book.

Poi, in seguito a un mio momento difficile, mi sono trovato a interagire sempre di più con questo personaggio che nei miei diari, come una specie di alter ego, rispondeva alle domande che mi facevo, in una sorta di autoanalisi. Visti i risultati positivi ottenuti dalla nostra interazione, ho pensato che potesse avere un senso più ampio se lo avessi condiviso con molte persone. Così ho iniziato a replicarlo in strada». Qual è il suo legame con Firenze? Trova stimolante lavorare in una città d’arte conosciuta in tutto il mondo o trova soffocante il peso della tradizione? «Sono molto legato all’urbanistica di Firenze: gli spazi, i colori e, volendo andare più a fondo, la storia di questo luogo sono i fattori che più hanno influenzato il mio lavoro. Firenze ha un grandissimo bagaglio culturale che stimola artisti di tutto il mondo. Purtroppo, per scelte sbagliate, è rimasta ferma nel passato e si specula da anni su questo, con poco interesse all’innovazione. Questo mi fa molta tristezza ma al tempo stesso mi dà motivazioni per continuare a dipingere e combattere nella speranza di un nuovo rinascimento contemporaneo». Da street artist, aveva mai pensato che i suoi lavori potessero diventare l’oggetto di una collezione di moda ed essere riprodotti su scala industriale? «Essendo estraneo al mondo della moda non avrei mai pensato di creare grafiche per borse. Ma ho accettato questo lavoro perché con il brand Damai abbiamo creato qualcosa di diverso e innovativo, in un prodotto che porta con sé anche un messaggio morale».

A quali condizioni pensa che il rapporto fra arte e moda possa funzionare? «Penso che l’arte debba sempre e comunque avere la funzione di comunicare, andare oltre alla semplice decorazione per poter esprimere qualcosa. La condizione per una buona fusione fra i due mondi credo sia il poter inserire un messaggio nel capo di abbigliamento o sull’accessorio, così che, una volta indossato, sia possibile diventare veicoli di trasmissione diretta di esso». Se un giorno ne avesse l’occasione, lavorerebbe per un grande marchio internazionale? «Non saprei perché ho vari princìpi che mi piace rispettare. Se la produzione coincidesse con questi, come in questo caso, sì, ma tutto dipende dalle eventuali proposte».

ARTICOLO DI GAIA RAU DEL 12 FEBBRAIO 2016, LA REPUBBLICA

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