GENOVA
A San Benigno, Sampierdarena o alla Foce come nella Londra di Banksy, lo street artist più quotato di sempre, o al 5Pointz di Queens, New York, la mecca dei writers di tutto il mondo. A catapultare Genova in questa inedita dimensione internazionale, dalla prossima estate, sarà la più controversa e caratteristiche delle sue strade, la Sopraelevata. Cinque chilometri di asfalto, acciaio e bulloni che un progetto di Page, l’associazione culturale genovese «nata per portare fuori dai soliti circoli l’arte contemporanea», nei prossimi due anni trasformerà gradualmente in un’unica, grande, lunghissima opera di street art vista mare. «Una sorta di museo permanente dell’arte del graffito – spiegano gli ideatori del progetto – in cui ognuno dei 100 piloni visibili della struttura, sui 150 totali, sarà colorato dalle opere di 100 tra i migliori street artist italiani, europei, forse mondiali».
Già avallato e sostenuto dal Comune, il progetto di fare di questa parte di Genova una piccola, grande capitale del graffito «nasce come un percorso nella più contemporanea delle arti pittoriche e urbane -spiega Emanuela Caronti di Page, una delle anime del progetto insieme a Trasherz Music & Art – e nella sua realizzazione si pone l’obiettivo di offrire alla città una nuova immagine di sé, e al turista un’alternativa passeggiata urbana lungo l’arteria più discussa della città». E cioè quella via Aldo Moro – «denominazione molto poco utilizzata dai genovesi, nonostante sia quella ufficiale, e parli di una storia importante» – che «nel giro di due anni dovrebbe trasformarsi davvero nella più grande galleria a cielo aperto d’Italia e d’Europa», e in qualche modo in questa nuova, colorata veste «farebbe avvicinare alle forme d’arte del graffitismo e del muralismo chi non ne conosce il valore».
Se ancora non è chiaro quali saranno gli artisti che ridaranno colore all’acciaio di cinque chilometri di strada , del progetto sono ben chiari gli obiettivi (riqualificare, ma anche «coinvolgere tutte quelle realtà che “convivono” con i piloni della sopraelevata, avvicinare all’arte di strada chi non la ama, far emergere il substrato creativo genovese che c’è ma fatica a manifestarsi») e pure diverse iniziative di autofinanziamento. Dal crowdfunding sul web – continuano da Page, che ha già finanziato il grande murales del writer Zed1 apparso sul muro esterno del Teatro della Tosse – ai festival organizzati nell’arco di due anni solari per finanziare e coinvolgere i genovesi».
A mezzo secolo dalla sua nascita, dopo decenni di progetti mai andati in porto di demolizione, miglioramento e riutilizzo più o meno intelligente, la grigia Sopraelevata potrà così prendersi la sua rivincita, forse nel modo più inaspettato, e colorato. «Alla fine dei due anni di lavori l’opera si chiamerà come il progetto stesso, “Walk the line, che in americano si traduce anche come “riga dritto”. Con via Aldo Moro rigano dritto i genovesi quanto i turisti, si amplia ed esalta il policentrismo che caratterizza Genova. E la sfida è che lo strumento utilizzato per “stare in riga” sarà l’arte più ribelle e irriverente della scena underground».
ARTICOLO DI MATTEO MACOR DEL 25 FEBBRAIO 2016, LA REPUBBLICA
Commenti recenti