ARTICOLI DE L’ “UNIONE SARDA” DEL 29 FEBBRAIO

«La scritta? Un errore»

Ma i writer chiedono uno spazio per fare le ” tag “

CAGLIARI

Un’altra delle scritte al Poetto CLEMENZA PER IL RESPONSABILE : «N ON È GIUSTO METTERLO IN CROCE ». MA IL WRITER STORICO AGGIUNGE : «NÉ IO NÉ I MIEI AMICI INTERVENIAMO SUGLI ARREDI URBANI O NEL CENTRO STORICO ».

«Anche io “sporco” illegalmente i muri con le mie tag . Ma né io né gli altri del mio gruppo l’avremmo mai fatto nei nuovi arredi del Poetto». Conan («niente nome») è un architetto. Ma, per i writer cagliaritani, è soprattutto un modello da seguire: da quasi 18 anni usa le bombolette spray per lasciare la sua etichetta (tag, appunto secondo il linguaggio della street art) nei muri cittadini. «Ma trovo sbagliato danneggiare i nuovi arredi urbani e il centro storico». Nessuna giustificazione per Pole, il giovane che ha sfregiato le panchine del Poetto. «Certo, non è giusto criminalizzarlo: ha fatto una sciocchezza, soprattutto perché non ha pensato alle conseguenze. Conoscendo Cagliari e i cagliaritani era logico che si sarebbe scatenato un putiferio».

LE REAZIONI . Il mondo dei writer cagliaritani è sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda: Pole non va crocifisso ma il suo non è stato certo un gesto intelligente. «Si è comportato quasi come i cani che fanno pipì per segnare il territorio». Lo sostiene Marco Peri, storico dell’arte, profondo conoscitore della street art. C’è arte e arte, ci sono graffiti e graffiti, dice Peri. «Quando Crisa ha cominciato a disegnare le balene in città», spiega, «dietro la sua poesia visiva aveva un messaggio da comunicare: il suo era un discorso che potrebbe essere definito ecologista. E poi sceglieva, badando al decoro, i luoghi in cui disegnare».

LA BOCCIATURA . L’errore di Pole è da matita rossa. «Ma non è il caso di gettargli la croce addosso: ha dimostrato presunzione per aver voluto “personalizzare” un bene pubblico. E, naturalmente, ha fatto vedere di non avere senso civico», afferma Daniele Gregorini: lui, insieme ad altri writer, ha “conquistato” uno spazio e ha creato, diventandone direttore artistico, la “Galleria del sale”, museo a cielo aperto per la street art. «Ormai», prosegue, «le città di tutto il mondo sono piene di tag. Magari sarebbe il caso di creare uno spazio che accolga questo genere di messaggi».

IL GIUDIZIO . La valutazione è unanime: Pole ha fatto una sciocchezza che, però, va riportato alla sua giusta dimensione. Un errore facilmente rimediabile commesso da un giovane incapace di prevedere le conseguenze. «Il danno in sé», riprende Conan, «è una fesseria». Ma l’errore più grande è l’aver scimmiottato pedissequamente i writer statunitensi. «Loro hanno cominciato a mettere le tag sui muri occupati dai cartelloni delle multinazionali per riappropriarsi della città e per contestare l’annullamento dell’individuo. In Europa, però, avendo tanti spazi ricchi di storia, occorre avere un’attenzione diversa».

LA FILOSOFIA . Una street art istituzionalizzata: quasi un ossimoro dal momento che l’illegalità rappresenta una delle caratteristiche di questo genere di espressione. «Ci sono grosse differenze tra il lavoro eseguito legalmente e quello illegale: cambia proprio la tecnica. E si perde l’estetica del tratto veloce cui si è costretti quando si teme di essere beccati». Ma la street art sta cambiando. «Tanto che», dice Peri, «ci ritroviamo i lavori di Bansky protetti a Londra dal plexiglas. E, questo è davvero insopportabile, dobbiamo fare i conti con la street art che finisce dentro i musei». Artisti sì ma senza rinnegare se stessi. «Anche se, sia chiaro», conclude Peri, «non basta dichiararsi artisti per essere tali».

Dai murales latini ai graffiti Usa

Alcune tag in via Cugia 8 Per i non iniziati sono solo disegni (o, a seconda della sensibilità, pasticci) sui muri. In realtà, esistono almeno tre tipi di segni: quelli fatti dai muralisti, quelli dei graffitari e i tag. I murales sono i più antichi e non sono di derivazione statunitense: nati nell’America latina, hanno pian piano varcato l’Oceano (i cileni, fuggiti dalla dittatura di Pinochet, li hanno portati nei nuovi paesi per respirare l’aria di casa). Una forma di espressione e di arte che è arrivata anche in Sardegna, come dimostrano gli esempi di Orgosolo e San Sperate. Di derivazione newyorkese, invece, graffiti e tag. Entrambi sono nati nella subcultura legata all’hip hop (anche se qualche studioso fissa la nascita in alcuni lavori eseguiti a Philpadelphia del Dopoguerra). I graffiti, inizialmente, erano scritte caratterizzate da un’evoluzione grafica delle lettere, eseguite con le bombolette spray (non a caso si parla di aerosol art). In pratica si sono trasformati in veri e propri disegni, sino a diventare street art. La tag, invece, è la semplice firma, il nome d’arte che i writer decidono di lasciare sui muri.

Alla “Galleria del sale” nuovi lavori

Difficile stabilire una data d’inizio. I muri cagliaritani hanno sempre ospitato disegni più o meno artistici. Ma la prima opera indimenticabile è quella che Sciola, nel 1985, realizzò sulla facciata di un palazzo di piazza Repubblica, le “Tre pietre”. Un’opera cancellata nel 2013 per un intervento strutturale sul palazzo. Nel frattempo sono comparsi i lavori dei primi writer cagliaritani, da quelli di Farfa (il suo disegno alla Marina sta lentamente sparendo) alI nuovi lavori alla Galleria del Sale le balene di Crisa, fino alle opere di Tellas che, prima della palazzina di via Tevere, ha lavorato con Crisa e EricailCane a Sant’Elia. A importarli sarebbe stato un pompiere milanese, Thomas (noto come Game o Mega TMC). La sensibilità è cambiata. E ora esiste anche la “Galleria del sale”, lo spazio all’aperto creato, due anni fa, dall’Urban center lungo la pista ciclopedonale da Su Siccu a Molentargius. Proprio nei giorni scorsi sono state realizzate tre nuove opere che si aggiungono alle sedici già presenti. A firmare i nuovi lavori Daniele Gregorini, Marcello Marinelli e Skan (in collaborazione con Andrea Casciu).

ARTICOLI DI MARCELLO COCCO

 

 

Share This Post

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>