TORINO
Non tutti i graffiti dei Murazzi devono essere cancellati. Il Comune, ha lanciato la ripulitura, ma il rischio è eliminare anche quei murales che trasmettono un messaggio come quello rappresentato dal volto disegnato di Victor Jara, l’artista cileno ucciso da Pinochet, dipinto clandestinamente sulla scultura del celebre Bruno Martinazzi sul Lungo Po. Lo scultore, 92 anni, chiede a Palazzo Civico di salvare quel disegno che solo apparentemente la imbratta. «Gli sfregi vanno eliminati, ma quell’intervento non è una cosa banale – dice -. Ha aggiunto un significato nuovo al mio lavoro: è un inno alla pace che è sbagliato grattare via per sempre».
L’annuncio della partenza della ripulitura dei Murazzi, la cui riapertura è attesa per giugno, ha fatto saltare sulla sedia Martinazzi. Vedere gli operai equipaggiati di lance e compressori liberare dal colore le facciate dimenticate delle arcate del Po, lo hanno fatto sospirare così tanto che ha deciso di telefonare a Vittorio Alfieri, presidente dell’Accademia Albertina di Belle Arti. «Vorrei che quel graffito fosse l’inizio di una riflessione sull’espressione artistica – dice -. Vorrei coinvolgere i giovani che disegnano sui muri». Invito accolto da Alfieri che ha scritto al sindaco Fassino chiedendo di salvare il murales.
Lo scultore getta un ponte tra generazioni. Ma non promuove l’intera street-art. «Per anni, ho sofferto nel vedere la mia scultura imbrattata – dice -. Ho telefonato più volte al Comune perchè la ripulisse». Dalla finestra, vede piazza Vittorio. Gioiello circondato dai portici ricoperti dalle tag, le firme dei graffitari, di ogni forma e colore. I Murazzi non sono una «hall of fame», gallerie a cielo aperto delle singole crew di artisti. Non offrono murales degni di nota. «C’è qualche stencil – dicono alcuni artisti clandestini – ma il resto è bombing». Tradotto: il bombing è la disciplina base della street-art, consiste nel coprire le pareti con «pezzi» semplici e veloci da realizzare. Ben altra cosa rispetto alla riproduzione di Victor Jara realizzata da Herman Patricio Arenas Silva che spiega: «Lo disegno in giro per il Mondo perchè è il Che Guevara del mio Paese». Vietato cancellarlo. «I giovani devono capire che l’arte deve essere destinata al maggior numero di persone. Una scritta non è arte», dice Martinazzi. In più, Victor Jara parlava di pace. «Principio valido sempre, specie in questo periodo».
ARTICOLO DI PAOLO COCCORESE DEL 28 FEBBRAIO 2016, LA STAMPA
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