Il writer e la gogna mediatica: impegnatevi, ideate progetti

IL CASO POETTO

Una vera sollevazione popolare contro l’artista Pole che ha poi ripulito le scritte da lui “firmate” sul lungomare di Cagliari appena riqualificato C’è una frase, bellissima, che Luis Sepulveda utilizza per introdurre il suo bellissimo libro “Le rose di Acatama”. È una frase che lui legge su un muro del campo di concentramento di Dachau, dove si era recato. Quella frase, in ebreo, dice: “Sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia”. Parole che rimescolano il sangue e la memoria e ci costringono a pensare alla follia di quello che è stato il nazismo. Evidentemente esistono i contesti dove le frasi nascono e l’urgenza di lasciare qualcosa agli altri. Deve aver pensato la stessa cosa l’artista Pole, un writer cagliaritano, uno di quelli che utilizza i graffiti per esprimere la propria arte ma che non tutti apprezzano. Da qualche settimana era stato aperto il nuovo lungomare del Poetto, a Cagliari. Un lavoro lungo e dai risultati soddisfacenti. Quasi subito Pole ha ben pensato di utilizzare quegli spazi nuovi e vuoti riqualificandolo a suo modo: con dei disegni non richiesti e stigmatizzati con un post da parte del sindaco Massimo Zedda che ha bollato come “nemico incivile” l’anonimo imbrattatore. Fin qui una storia abbastanza normale e che finiva di cadere nel più completo anonimato insieme a tanti disegni e frasi sparse nelle nostre città. Però, il tratto dell’anonimo autore era “abbastanza famoso” tanto che è stato scoperto e qui è cominciata una fase piuttosto incredibile, figlia dei nostri compulsi giorni che trascorriamo a pane e social. È stata confezionata, per Pole, una gogna mediatica senza precedenti. I cagliaritani sono insorti contro il presunto artista con degli insulti pesanti e qualcuno ha addirittura postato il suo numero di telefono su Facebook. Pole ha subito ripulito le scritte fatte con il pennarello, si è detto pentito da una parte ma infuriato dall’altra per l’attenzione non proprio benevola nei suoi confronti. Pubblicare il numero di telefono privato senza il consenso del proprietario credo sia cosa gravissima come imbrattare una statua o pasticciare una strada. Queste cose non si fanno. Non è bello avvicinarsi ad un dipinto di Mirò e correggerlo con qualche pennellata personale. Non è bello scheggiare il David di Michelangelo per renderlo più moderno. Non è giusto neppure consegnare l’autore a quello che lui ha chiamato, nell’intervista “processo proletario”. Vorrei rassicurare Pole che di proletario in questa storia c’è ben poco e che il processo, per quanto “esagerato”, il buon writer se lo è cercato con forza. È vero, abbiamo assistito ad una riparazione fulminea del danno e si è reso disponibile a pagare la multa che sicuramente gli arriverà. Il problema non è dunque questo ma è legato all’incomprensibile concetto che Pole ha di sé: ritiene che quello sia il suo lavoro, che quella sia arte e che si autofinanzia e si autoproduce con questo tipo di “performance”. Ci sono writer che, indubbiamente, sono molto bravi e dalle strade son finiti nelle gallerie d’arte moderna. Per riuscirci, però, hanno dovuto cominciare a disegnare sulle tele o su “falsi muri” appositamente costruiti per esprimere la propria creatività. Non sono un amante dell’ordine a tutti i costi ma della bellezza si. Passeggiare sul nuovo lungomare Poetto o su viale Buoncammino anch’esso completamente rifatto nella prima parte, è una sensazione di tranquillità infinita. Le scritte o i disegni sui muri non aiutano certo a migliorare ciò che la natura ha saputo dipingere con molta maestria. Michelangelo ha affrescato dei muri bianchi, come il Vasari e Raffaello. Ma non andava di notte a pasticciare la volta della Capella Sistina. Quello che poi sarebbe diventato il capolavoro più alto della storia dell’arte a Michelangelo fu commissionato. A Pole e a tutti i writer sparsi per la città che provano a dare una cromatura diversa ai muri dei quartieri pongo una semplice domanda: perché non provate a presentare un progetto? Con tanto di schizzi preparatori nella speranza che i condomini accettino la vostra opera. D’altronde ad Orgosolo e a San Sperate i murales fanno parte del patrimonio del paese. Le scritte sui muri, invece, tranne quella ricordata da Sepulveda, non hanno, a quanto pare, molti ammiratori.

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