ABANO
Parchi pubblici tirati a lucido in centro, in condizioni di degrado e abbandono nelle frazioni. Arredi e panchine imbrattati, bottiglie e mozziconi di sigarette dappertutto, contenitori per i rifiuti divelti e abbandonati in mezzo ai sentieri. Un contrasto stridente. È sufficiente un breve «tour» fra le aree a verde pubblico dei quartieri più decentrati della città termale per rimanere quantomeno sconcertati. Entrando nel Parco della Liberazione del comprensorio che sorge a ridosso della tangenziale ovest saltano subito all’occhio gli arredi in marmo costellati di scritte spray fra le quali spicca una inequivocabile «Abano criminale». Bravate da adolescenti? Ciò non toglie che la vernice appare di vecchia data. Nessuno si è dato la pena di dare una bella ripulita a fondo. C’è voluta, poi, una notevole determinazione e indubbie doti acrobatiche per arrampicarsi fino a raggiungere il tabellone del campo da pallacanestro del Parco San Lorenzo, polmone verde dell’omonimo quartiere residenziale aponense, e sbizzarrirsi con le bombolette di vernice. I vandali però non si sono limitati ai graffiti. Tutti i cestini per i rifiuti sono stati scardinati dai loro supporti e abbandonati al suolo. «Con il rischio», denuncia una mamma che percorre il sentiero con il suo piccolo per mano, «che i bambini entrino direttamente in contatto con tutte le porcherie che vi hanno gettato dentro. Ma sono lì da mesi». Sulle responsabilità di questo andazzo, non ci sono dubbi fra i residenti del quartiere. Da mesi vengono segnalati gli schiamazzi, soprattutto a tarda ora, di gruppi di giovani. Qualche commerciante ha persino trovato i muri del proprio negozio lordati da scritte e disegni. Infine, solo il cartello con impresso il nome e tre panchine in mezzo a un prato (che dopo qualche ora di pioggia diventa una fanghiglia impraticabile) indicano la presenza del Parco di Villa Bassi-Ratgheb, che confina con gli impianti ippici comunali. Per il resto, non un’area giochi o qualche altra struttura installata abitualmente in una zona verde degna di questo nome.
ARTICOLO DI EUGENIO GARZOTTO DEL 9 MARZO 2016, IL GAZZETTINO
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