Mostra sui writers , in bilico fra due posizioni nobili
ENTRAMBE le posizioni, quella degli organizzatori della rassegna Street Art – Banksi & co e dell’artista Blu, hanno un fondamento. L’arte di strada è fatta per morire dove è concepita, ma se ragionassimo così non avremmo conservato dalla notte dei tempi graffiti e opere che, nate per motivi diversi, hanno fatto la storia dell’umanità. I writers sono per definizione artisti anarchici che, come rileva Vittorio Sgarbi, rivendicano la propria spontanea illegalità. I curatori della mostra hanno dalla loro la scelta di conservazione. La materia, peraltro, non è regolata dalla legge, quindi staccare graffiti da un muro per allestire una rassegna non è illegale. Forse la mediazione sta in una condivisione che fra le parti è mancata. I curatori hanno agito senza confrontarsi veramente con Blu e con gli altri artisti vagabondi. E invece andava fatto. Comunque restano due posizioni nobili. beppe.boni@ilcarlino.net
BEPPE BONI
«Blu, atto dimostrativo Ma noi quelle opere le abbiamo salvate»
PROFESSORE cosa ha pensato quando ha visto Blu rimuovere quei graffiti? «Mi è dispiaciuto molto». Fabio Roversi-Monaco, presidente di Genus Bononiae e organizzatore con Arthemisia della mostra sulla street art che aprirà i battenti venerdì a Palazzo Pepoli-Museo della Storia di Bologna, riflette sulla polemica scatenata dall’artista. «Abbiamo cercato di incontrare ripetutamente Blu fin dal concepimento della mostra. I nostri due curatori (Ciancabilla e Omodeo, ndr) non hanno avuto successo e lui non si è presentato. Mi sono reso conto che era un atto dimostrativo, non l’opera di un qualsiasi vandalo». Perché dimostrativo? «Blu si è dimostrato prima contrario alla mostra, più recentemente, viste le sue dichiarazioni, anche alla mia persona. Non mi permetto però di sindacare, è stato un gesto estremo in piena libertà». L’artista assieme a Wu Ming l’accusa di voler «mettere a profitto l’opera altrui». E’ vero? «Tutto quello che hanno scritto è spazzatura della peggior specie. Una menzogna: se davvero mi accusassero di voler mercificare un’opera, questa sarebbe l’unica affermazione che potrebbe farmi propendere per le vie legali. Ma non credo lo farò, non voglio mettermi a quell’altezza». Nello statuto di ‘Italian graffiti’, l’associazione con all’interno lei e Giorgio Minarelli che sorregge quest’operazione di ricerca, si parla di «assenza di fini di lucro» e di «salvaguardia e valorizzazione» della street art di Bologna e dell’Emilia-Romagna. Gli introiti del biglietti dove andranno? «Nella delibera di due mesi fa del Cda di Genus Bononiae abbiamo stabilito che l’utile dei biglietti andrà a favore di iniziative finalizzate a sostegno, divulgazione e studio della street art. E mi si accusa di operazione speculativa…» Avete effettuato gli stacchi sentendo i proprietari privati? «Tranne in un caso le opere non erano visibili e all’interno di complessi edilizi con pericolo di crollo. Da molto tempo i terreni sono stati venduti e hanno avuto un cambio di destinazione, quindi in realtà quelle opere le abbiamo salvate. Perché una cosa è l’opera, che appartiene al proprietario dei muri su cui è realizzata. Un’altra, è il diritto al riconoscimento dell’opera d’arte, questo sì esclusivo dell’autore: ma non si tratta di un diritto su un bene materiale. Considerato che Blu, artista di grande levatura, si riconosce come tale e dà valore alle sue opere riconoscendole come bene comune, cancellandole sa di fare un danno alla collettività. Una persona può anche distruggere la sua opera, ma senza clamori e senza che ne derivino implicazioni pubblicitarie e politiche». Ci sono implicazioni politiche? «Lascio la politica a quelli che davvero sanno cosa vuol dire fare politica, farla veramente. La cancellazione di un’opera che si definisce importante deve avvenire in silenzio. Senza che l’evento assuma la parvenza di un’operazione pubblicitaria». Gli assessori Frascaroli e Lepore difendono la scelta di Blu. Le ha dato fastidio? «Preferisco sottolineare che senza il nostro intervento quelle opere sarebbero andate perdute. Chi ha detto che facciamo un museo? E’ un’operazione di salvataggio con finalità di ricerca. Per quanto riguarda Palazzo d’Accursio, alcuni lavori documentati nel libro del curatore Ciancabilla sono stati demoliti tramite atti del Comune. Ne parlai già un anno fa con Ronchi, nessun problema». I non addetti ai lavori capiscono la differenza tra street art e tag sui muri? «E’ uno dei motivi principali della mostra. C’è l’esigenza ineludibile di far comprendere la differenza tra un’opera d’arte e una serie di tentativi di proporsi come artista, mentre si è solo vandali». AliCè per esempio è stata multata con l’accusa di imbrattamento. «E’ quella che esce meglio da questa vicenda, perché si è limitata a prendere atto senza strepitare». Qual è stato il ragionamento alla base della mostra? «L’obiettivo è conquistare un pubblico giovane e meno giovane alieno rispetto a questo tipo d’arte, che non capisce che queste opere possono essere esposte. Tentiamo di fare cultura, cercando di dare il nostro contributo per far comprendere un linguaggio espresso da artisti di alto livello». Qualche esempio? «Bansky, Haring, Blu, a suo tempo Basquiat. Il più ‘antico’ degli street artist, Rusty, espone da noi. E anche la coppia Cuoghi-Corsello che ha un’esperienza trentennale». Teme le contestazioni annunciate per venerdì? «Assolutamente no. Anzi: il curatore Omodeo, che vive a Parigi, ha registrato all’estero un grande interesse nei confronti della mostra. Soprattutto da Germania, Francia e Stati Uniti. Trecento pezzi sono un buon numero per raccontare un’arte e tramandarla ai posteri».
PAOLO ROSATO
Monta lo slogan: ‘Io non partecipo’
MONTA in rete la protesta contro la mostra che aprirà venerdì a Palazzo Pepoli sulla Street Art. L’evento ‘Io non partecipo’ lanciato via Facebook già nella mattinata dello scorso sabato ha raccolto l’adesione di oltre 2mila persone e quasi altrettante si sono dichiarate interessate. Si tratta di una sorta di boicottaggio verso l’esposizione voluta da Fabio Roversi-Monaco per Genus Bononiae e l’ennesima dimostrazione di come la vicenda nata con il clamoroso gesto di Blu abbia coinvolto la comunità della Rete e dei social network. Non sono, comunque, escluse manifestazioni di protesta in occasione del taglio del nastro. Anche il collettivo Wu Ming, che dalle pagine del proprio blog aveva spiegato per primo, sabato mattina, l’azione dell’artista, pur precisando di non aver organizzato l’evento, spiega: «Siccome di graffiti e murali in giro per Bologna ce ne sono ancora tanti, come li difendiamo, d’ora in poi, dagli attacchi degli speculatori? E i pezzi dentro al museo? Ce li andiamo a riprendere?». La mostra contiene oltre 250 opere: oltre a Blu, saranno esposti anche Banksy, Obey e Cuoghi-Corsello.
Murales in arrivo al Piano e disegni dentro i negozi
UNA PRIMAVERA piena di arte travolgerà la città: dai grandi murales previsti al Piano fino alle installazioni in piazza Roma e davanti alle Muse, quest’anno AnconaCrea e un’altra serie di eventi riempiranno le strade di artisti e di nuove creazioni. Tra i nomi presenti negli eventi in arrivo quello di William Vecchietti, anche noto come Yapwilly. I suoi omini spuntano da tutte le parti in città e anche lui ha disegnato con Run, Blu e atnti altri writers. Anche per lui salvare i silos di Blu e di Ericailcane sarebbe possibile: «Basterebbe non buttarli giù – spiega Vecchietti -! Sono opere per tutta la città fatte da due dei più grandi artisti italiani di fama internazionale. È molto semplice, basta trattarli come se fossero dei monumenti. Certo, la street art tende al deterioramento, ma le opere si possono anche restaurare». Del resto la Dorica sembra essere tornata ai fasti del Pop Up festival di qualche anno fa per quanto riguarda il fermento intorno alla street art. Dopo le opere di Run in corso Garibaldi e alle scuole Faiani e di Hopnn in via Buoncompagno, tanti altri artisti sono in arrivo per il prossimo AnconaCrea della fine di aprile e un’altra serie di eventi che si svolgeranno tra la Mole e il centro. Al porto sorgeranno nuovi murales ispirati ai film girati ad Ancona, come La stanza del figlio di Nanni Moretti e La ragazza con la pistola con Monica Vitti, tra gli artisti che potrebbero intervenire ci sono Icks, Shorde e Jo Arancibia. E poi il Piano, zona degradata della città che si presta però perfettamente alla realizzazione di grandi murales: tra la stazione, via Giordano Bruno e piazza Ugo Bassi dovrebbero arrivare le opere dello stesso Yapwilli e di Hopnn. E poi ancora, disegni dovrebbero sorgere sui muri degradati delle scuole Faiani e Leopardi, in centro, e anche sulle cabine di gas, luce e acqua. Ma non finisce qui. Perfino le vetrine dei negozi potrebbero ospitare opere di artisti anconetani e non. Oltre alle location insolite, anche quelle classiche saranno coinvolte dalle iniziative in arrivo in primavera. Dalle Muse, a piazza Roma, fino alla Mole, una serie di eventi e mostre coloreranno la città. Forse per Ancona è davvero in arrivo un futuro radioso.
ELEONORA GROSSI
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