Trenord, le guardie giurate in carrozza
Oggi l’esame ai primi vigilantes che entreranno in servizio nelle prossime settimane A fine formazione verranno impiegati cento uomini su tutte le linee negli orari a rischio
Continuano gli episodi di vandalismo e violenza a bordo dei treni. L’ultimo, due giorni fa, sulla linea Bergamo-Brescia: un passeggero ha spaccato 17 finestrini con il martelletto frangivetri. Ma arrivano anche le contromisure da parte di Trenord. Già da settimana prossima potrebbero salire a bordo dei vagoni le prime guardie particolari giurate addette ai servizi di vigilanza. Oggi, infatti, i primi dieci sosterranno l’esame necessario per ottenere dalla Prefettura una sorta di patentino per lavorare a contatto con il pubblico: se lo supereranno, saranno abilitati a lavorare in carrozza e nelle stazioni. Si tratta di un esame di verifica delle conoscenze acquisite nel corso che le guardie hanno seguito in questi ultimi tre mesi, per prepararsi al loro ruolo. Un compito non semplice: garantire la sicurezza su tutte le linee, in particolare negli orari considerati «di morbida» e in quelli serali, con meno affluenza di passeggeri e più rischio. Il primo blocco di guardie dovrebbe comprendere 24 elementi, ma al termine dei corsi della Prefettura che autorizzano a entrare in servizio il corpo potrebbe contare un centinaio di persone.
Fondamentale è stata la sperimentazione condotta negli ultimi mesi del 2015, con i vigilantes all’opera sui treni. Gli assistenti alla clientela – questa la definizione corretta – erano entrati in azione a settembre dello scorso anno, in seguito ai ripetuti episodi di violenza registrati su alcune linee. Il più grave, l’aggressione di due capitreno a colpi di machete a Villapizzone. L’operazione ha permesso di raccogliere informazioni e individuare gli orari critici e le direttrici più soggette a vandalismi, dove quindi interverranno nelle prossime settimane le guardie giurate «patentate».La presenza a bordo dei treni dei ragazzoni in tuta nera con la scritta «Security team» sulla schiena ha aumentato anche la percezione di sicurezza dei passeggeri, rilevata con un sondaggio dell’azienda. A inizio 2016, però, gli assistenti hanno terminato la loro presenza sui vagoni. Non avendo la certificazione della Prefettura, non erano giuridicamente abilitati a svolgere attività di sicurezza. I treni sono quindi rimasti sprovvisti di servizi di vigilanza da inizio anno, non senza conseguenze. Nelle ultime due settimane si sono registrate nove aggressioni sulle linee Trenord. A subire danni sia i passeggeri, sia il personale al lavoro sui treni e nei depositi. Da inizio febbraio, infatti, nei siti di manutenzione dell’azienda e nei depositi notturni di Brescia e Bergamo sono in servizio una trentina di guardie, a tutela degli oltre 30 convogli qui collocati.
A seguito degli oltre 2000 atti vandalici registrati nel corso del 2015, Trenord è dovuta intervenire per tutelare anche il suo parco treni. Sono costate 8 milioni di euro, l’equivalente dell’acquisto di due nuovi convogli, le riparazioni ai danni subiti lo scorso anno, che comprendono rotture di finestrini (con una media di trenta vetri infranti a settimana), vandalismi a porte e sedili dei vagoni e graffiti.
Un’emergenza sicurezza, quindi, che riguarda diversi ambiti e che preoccupa passeggeri e personale all’opera. L’intervento delle guardie particolari giurate sarà mirato a mantenere sotto controllo la situazione, ad assicurare assistenza e tutela agli utenti e a salvaguardare il patrimonio dell’azienda.
SARA BETTONI
Che cosa resta del cleaning day troppe scritte e nessuna svolta
La lettera di Isabella Bossi Fedrigotti
Gentile signora Isabella Bossi Fedrigotti, settimana scorsa c’è stato il giorno del «facciamola pulita», un’iniziativa rivolta ai genitori degli alunni delle scuole milanesi per ripulire i muri esterni degli edifici da atti di vandalismo ormai sempre più ricorrenti. Non sono passate 24 ore e un idiota (non saprei definirlo diversamente) ha pensato bene di scrivere il suo ringraziamento sul muro appena dipinto. È il mio turno di ringraziarlo, perché – non essendo capace di fare vera street art – si limita a girare per Milano facendo pipì come fanno i cani, con la sua bomboletta e senza nemmeno il coraggio di firmarsi con il suo vero nome. Ecco cosa gli direi.
«Capisco il tuo disagio, ma – forse – ciò che ti sfugge è che dovresti essere proprio tu a cambiare le cose anziché rovinarle come un qualunque ignorante. Dovresti essere parte del mondo del futuro, quello che vorresti e in cui ti piacerebbe vivere, ma se il gesto che hai compiuto rappresenta ciò che sei, allora non c’è sindaco né politico, di qualsiasi schieramento, che possa portare l’Italia a essere un Paese migliore. A te, che ti senti forte nascosto dietro ad una “tag”, dedico la speranza che né i miei figli, né tutti gli allievi di quella scuola crescano come te. Diversamente, mi sentirei davvero un genitore fallito».
ANDREA
Gentile signora Isabella Bossi Fedrigotti, visto l’avvicinarsi delle elezioni vorrei riproporre un argomento che a molti – credo – sta ancora a cuore. Quello delle scritte su muri, sottopassi e superfici varie della città. Si può affermare che le politiche di Pisapia in merito siano state fallimentari. La sua idea di dare delle superfici scelte ai «buoni» per evitare che vadano poi a «lerciare» a casaccio in giro non ha dato i risultati sperati. Basta fare un giro in zona Navigli. Forse il Comune prima di dare il via a un progetto di mecenatismo di questa portata avrebbe dovuto pensarci su, trovare dei temi di interesse da sviluppare in maniera coerente e unitaria invece di distribuire semplicemente degli spazi a caso. Mi chiedo: Sala e Parisi (e gli altri), in merito, hanno qualche idea?
MATTEO BAVASTRELLI
Nonostante certi piccoli successi (sono calati gli assalti dei writers alle carrozze del metro) è comprensibile lasciarsi prendere dallo sconforto: per la bruttezza deprimente della maggior parte dei graffiti, ancora prima che per l’ingente danno economico arrecato ogni giorno alla città. E quel che è peggio, sempre più si fa strada una certa assuefazione agli onnipresenti scarabocchi.
ibossi@corriere.it
Cosa «vede» la telecamera
La foto dei lettori
E’ paradossale che le telecamere segnalate da questo cartello, alla Stazione Ostiense, non siano riuscite ad individuare il «graffitaro» che l’ha scarabocchiato. Ci si potrebbe quasi domandare a cosa servano, e se siano effettivamente in funzione.
ADOLFO MATTEUCCI
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