MILANO
Due writer falciati da un convoglio Muore un 19enne
L’incidente tra le stazioni Greco Pirelli e Sesto Travolti durante un raid, ferito un coetaneo Il graffito sul muro Avevano appena terminato un disegno Stavano rientrando al buio, sotto la pioggia
Due ragazzi che attraversano i binari nel buio della notte. La sola luce che hanno a disposizione è il riverbero dei lampioni e dei palazzi che cingono l’area della ferrovia. I binari sono quelli che da Sesto San Giovanni portano alla stazione di Greco Pirelli. Praticamente al confine tra Sesto e Milano. Devono restare in silenzio, hanno paura di essere scoperti. Sono writer, hanno appena terminato un «graffito» su uno dei muri di recinzione. Stanno rientrando verso via Venezia – una zona abbastanza isolata, capannoni e depositi – ma prima devono attraversare di nuovo i quattro binari che in quel punto corrono paralleli. La visuale è resa più complicata dalla pioggia che in quel momento, sono le 22.20 di ieri, cade a scrosci violenti.
Il treno che arriva, praticamente alle loro spalle, li sorprende completamente. Uno, un ragazzo italiano di 20 anni, riesce a salvarsi. È ferito a una gamba, sarà trasportato in condizioni gravi ma non in pericolo di vita al pronto soccorso del Niguarda. A terra, sulla massicciata, resta invece il corpo dell’amico. È quasi coetaneo: ha 19 anni, e sarebbe di origini russe. Entrambi vivono a Cinisello Balsamo. Quando l’ambulanza e l’automedica del 118 arrivano nel parcheggio all’altezza del civico 24 di via Venezia, il ragazzo è già morto. Per raggiungere la massicciata sere anche l’aiuto dei vigili del fuoco che con un paio di scale riescono a scavalcare la recinzione di metallo zincato.
Le indagini sono affidate ai poliziotti del commissariato di Sesto San Giovanni guidati dal vice questore aggiunto Manfredi Fava. I rilievi della polizia scientifica richiederanno tutta la notte. Gli investigatori riescono però a ricostruire rapidamente la dinamica di quanto successo. È lo stesso amico della vittima a raccontarlo. Le sue parole sono confuse, è sotto choc dopo aver visto l’amico sparire tra le ruote del convoglio. Secondo la prima ricostruzione sembra che la vittima abbia soltanto accompagnato l’amico, senza dipingere.
I due writer sarebbero passati attraverso un buco già presente nella recinzione e si sarebbero introdotti così nell’area ferroviaria. Stando al racconto del ragazzo ferito, i due avrebbero anche fatto in tempo a completare la loro opera senza essere visti. Al momento del rientro i writer non si sarebbero accorti del convoglio che arrivava. Il macchinista non ha neppure notato le loro sagome. Il convoglio dopo avere investito i ragazzi non si è fermato ed è stato bloccato successivamente dai poliziotti. Era diretto a Lecco. In quel punto, tra le stazioni di Sesto e quella di Greco Pirelli, i binari fanno anche una leggera curva. A peggiorare le cose il fatto che la pioggia potrebbe aver coperto il rumore della motrice. Gli agenti hanno recuperato lungo la massicciata alcune bombolette. Il poco che resta di questa notte tragica.
ARTICOLO DI CESARE GIUZZI & DANIELE BENNATI DEL 14 APRILE 2016, CORRIERE DELLA SERA
Il grido del writer ferito e immobile vicino al corpo dell’amico morto
DIECI, forse di più, le vittime che negli anni hanno perso la vita sui binari della ferrovia di Sesto San Giovanni. Chi per un incidente. Chi per scelta estrema. Purtroppo anche chi per un gioco dannatamente imprudente, come i due ragazzi che ieri sera sono finiti inghiottiti da un treno in corsa mentre, a quanto pare dalle prime ricostruzioni, cercavano di mettere in atto la loro avventura clandestina: dipingere una tag o un disegno su un muro che divide i binari dalla via Venezia, in uno dei quartieri industriali della città.
UNO DI LORO, il più giovane di soli 18 anni, è morto probabilmente sul colpo. Il suo corpo è integro, anche se una gamba è visibilmente fratturata. È un giovane russo che risiederebbe a Sesto. Il suo amico, un cinisellese di 19 anni, è rimasto ferito. Probabilmente non sono stati investiti dal treno in corsa che intorno alle 10 della sera viaggiava verso Lecco, ma solamente sfiorati e trascinati nel vortice dello spostamento d’aria che li ha fatalmente e violentemente sbattuti a terra.
DELLA VICENDA dei due giovani si conoscono ancora pochissimi particolari. Ma una cosa è certa: il 19enne deve la vita agli abitati dei caseggiati del quartiere Vittoria che sorgono sul lato opposto della via ferrata e che hanno udito le sue grida di dolore nel buio e hanno avvertito i soccorsi. È stato portato via con una caviglia visibilmente rotta ed esposta, ma cosciente. Se si fosse trovato in un tratto più isolato della ferrovia, probabilmente nessuno avrebbe potuto soccorrerlo e sarebbe rimasto in balia di altri treni. I soccorritori hanno dovuto attendere i vigili del fuoco che hanno creato un ponte con delle scale mobili per consentire di scavalcare il muro di cinta della ferrovia in fondo a via Venezia. Un muro completamente coperto da murales. Solo più tardi è stato trovato un cancello socchiuso. Probabilmente erano passati da lì. Tutti particolari che potrà chiarire il 19enne cinisellese quando sarà sentito dalla polizia.
LA LISTA degli eventi drammatici è lunghissima, ma è la prima volta che tra le vittime ci sono dei giovani writer. In passato sono state almeno 4 le vittime di incidenti dello stesso tipo avvenuti nel tratto sestese delle aree Vulcano, al confine con Cinisello e Monza. Sempre stranieri che utilizzavano la linea ferroviaria come attraversamento pedonale per raggiungere gli accampamenti abusivi. Sesto non dimenticherà mai la coppia di rom uccisa da un treno in corsa. Attraversavano i binari mano nella mano e avrebbero dovuto sposarsi in Romania di lì a poco.
ARTICOLO DI ROSARIO PALAZZOLO DEL 14 APRILE 2016, IL GIORNO
«Edo, mi manchi»
SOMMA LOMBARDO
«EDO è il mio artista, è morto coltivando la sua passione e ha lasciato un bellissimo ricordo che rivive nei suoi amici». Stefania Pasqualon è la mamma del writer di Somma Lombardo, Edoardo Baccin, che lo scorso agosto è morto travolto da un treno in transito alla stazione di Arona. A distanza di otto mesi dalla tragedia che ha colpito la famiglia, la donna ha deciso di portare avanti iniziative in memoria del figlio anche «per far capire che i writer non sono vandali, ma persone che cercano uno sfogo alla loro creatività». Tra queste, una giornata dedicata ai graffiti a Somma Lombardo già organizzata lo scorso 12 agosto, nei giorni successivi alla morte di Edoardo, che quest’anno verrà riproposta.
IL GIOVANE, 20 anni, dopo il diploma di grafico pubblicitario aveva lavorato come commesso in un negozio di scarpe e giardiniere. In parallello portava avanti la sua passione per i graffiti che, in una notte di agosto, lo ha tradito. Era assieme a tre amici sui binari alla stazione di Arona, forse per osservare alcuni graffiti realizzati in zona ferrovia, quando è stato travolto da un convoglio merci. «Ero contraria al fatto che i graffiti venissero fatti sui treni – spiega la mamma – ma Edo è morto facendo quello in cui credeva. Questa tragedia mi ha aiutato anche a vincere alcuni preconcetti sui writer, a scoprire un mondo che prima, forse per uno stile di vita che non ci lascia il tempo di riflettere, giudicavo in maniera diversa. Gli amici di Edo e la sua fidanzata sono le persone che in questi mesi mi sono state più vicine – racconta – spesso vengono a trovarmi e hanno dimostrato una grande sensibilità e dolcezza. In questi giovani, di 19 o 20 anni, rivedo mio figlio».
EDOARDO Baccin aveva un fratellino, Tommaso, che ora ha sette anni. Trascorreva il suo tempo libero a disegnare e a dare «sfogo alla sua creatività», realizzando anche alcune opere per la Croce Rossa di Gallarate firmate «Buso», la tag del fratello scomparso. Uno dei suoi sogni nel cassetto era quello di diventare, un giorno, vigile del fuoco. «Per questo abbiamo devoluto ai pompieri di Somma Lombardo l’ultimo stipendio di Edo – racconta la mamma – e anche i fondi raccolti con varie iniziative. Dopo questa tragedia ho scoperto che mio figlio ha lasciato qualcosa negli altri spiega – grazie anche alle sue attività nel sociale e al rapporto con gli amici, ragazzi meravigliosi. Non era un vandalo ma una persona con mille interessi e sogni da realizzare».
Una targa a scuola e due giorni dedicati ai graffiti
UNA TARGA davanti alla sede dell’Istituto superiore statale Geymonat di Tradate, con una giornata dedicata ai murales e alla street art. È una delle iniziative organizzate per ricordare il writer Edoardo Baccin, attraverso la sua passione per i graffiti. «Edo non frequentava il Geymonat – spiega la mamma, Stefania Pasqualon – ma l’iniziativa è nata grazie all’interessamento della preside per questa vicenda». La targa dovrebbe essere affissa sul muro della scuola durante due giornate, il 23 e il 24 aprile, dedicate proprio ai murales. Una festa si terrà, inoltre, il prossimo 12 agosto a Somma Lombardo, dove l’anno scorso è già stato realizzato un grande graffito dedicato a Edo.
L’INTENZIONE è quella di portare avanti anche il Memorial Edoardo Baccin, che si è tenuto lo scorso 3 gennaio a Somma Lombardo. Si tratta di una gara ciclistica dedicata al giovane scomparso lo scorso agosto, nell’ambito del Trofeo Lombardia/Piemonte Ciclocross, valida anche per l’assegnazione dei titoli dei titoli regionali per le categorie Esordienti maschili e femminili. Il padre di Edoardo, Marco Baccin, infatti, è stato ciclista, vincitore dei campionati italiani Allievi nel 1979 e di importanti gare nazionali. Un ricco calendario di eventi, quindi, per ricordare il giovane attraverso lo sport, la street art e anche iniziative di solidarietà. Iniziative portate avanti dai genitori del ragazzo e dagli amici, accomunati dalla passione per i graffiti.
ARTICOLI (GLI ULTIMI DUE) DI ANDREA GIANNI DEL 14 APRILE 2016, IL GIORNO
Enza P.C.
14 aprile 2016 at 10:10
Siamo sgomenti, noi volontari per la bellezza, che preferiamo diffondere messaggi per il rispetto della legalità siamo addolorati sinceramente. E’ sempre un treno che ha falciato in un manciata di ore due vite e ne ha compromesse altre due… chi attraversava di corsa per raggiungere amici dall’altra parte e chi dopo scorribande giovanili notoriamente non prive di rischio. Stesso dolore, stesso angoscia dei genitori e dei parenti, che si porranno mille domande su cosa si sarebbe potuto fare prima, per evitare che accadessero queste due disgrazie. Non credo ci siano colpe e responsabilità individuali sulle quali arrovellarsi o puntare il dito verso altri. Ci sono persone ora che meritano silenzio, persone che hanno perso per sempre la possibilità di cogliere le potenzialità future di queste giovani creature.
Il destino ha sempre una parte importante nella vita e la preghiera che faccio a tutti è di non costruire a ogni costo un’immagina fasulla e opportunistica intorno alla vicenda accaduta . Questo è solo il tempo del “Rispetto”e io desidero esprimere qui il più profondo cordoglio.
Mara Iapoce
15 aprile 2016 at 21:28
Signora Enza, il rispetto per una vita che non c’è più è doveroso ma, molto banalmente, non le sembra che se non si fossero trovati lì per fare quello che fanno i Writers, avrebbero evitato una sorte del genere? Non è che se l’epilogo è stato quello che è stato, adesso dobbiamo santificare quello che rimane un vandalo.
Enza P.C.
16 aprile 2016 at 09:40
Rammaricarsi per la perdita di una giovane vita è doveroso e giusto “non è santificare”.
Sono tanti, purtroppo, i giovani che scelgono di intraprendere attività poco attinenti alla legalità.
Sono convinta che “bollare la vita di un ragazzo sfortunato (che non può più difendersi) come fosse esclusivamente un vandalo non è bene”.
Non è bene per nessuno, soprattutto per i giovanissimi che, anziché comprendere la reale inutilità di correre certi rischi, trovano nell’acredine degli adulti (che spesso tendono a dividere nettamente chi si esprime dipingendo per strada da altre forme d’arte meno invasive) le ragioni per far nutrire altro rancore esasperato e, quindi, “le ragioni di ribellione anche propedeutiche a far mettere su un piedistallo falsi idoli”.
Il valore immenso del rispetto della legalità, che porta beneficio a tutti, va spiegata con pazienza.
Non esiste una guerra fra volontariato attivo per il bello e chi insiste a fare aggressioni vandaliche.
Esiste invece il forte convincimento che le cose cambiano in meglio quando “si crea nelle nuove generazioni un nuovo bisogno”. E non vi è alcun dubbio che vi sia necessità di un cambiamento all’estetica dell’Italia violata e abbandonata per decenni. Sempre senza che vi fosse la palese volontà delle istituzioni di agire al meglio: con progetti di prevenzione e educazione al bello e del rispetto.
I nostri bimbi di Milano entrano in scuole lasciate sporchissime, da diverse amministrazioni, per decenni.
I primi a non avere rispetto dei giovani sono stati quelli che hanno “negato loro il diritto di entrare in un edificio scolastico in cui già dall’esterno si potesse apprendere che pulito è bello”. Noi lo diciamo da 10 anni a chi “avrebbe avuto il dovere morale e istituzionale” di capire subito che razza di tremendo guaio stava combinando nel trattare con sciatteria proprio l’estetica delle scuole…
Ora i più piccoli capita anche che puliscano, con passione e gioia, se ben motivati. Certo è improbabile che poi meritino giovanile stima tutti quelli che, presi da tutt’altro, hanno permesso che a loro fosse negato il decoro della loro scuola.
Gianpaolo Libertucci
17 aprile 2016 at 23:16
Signora Enza, ho letto con attenzione le sue due osservazioni e mi convinco sempre di più che in Italia siamo molto bravi a rigirare la frittata. Probabilmente è una volontaria, proprio come me, e conosce anche la natura di questi vandali, ma chiudere un occhio sul fatto che una persona si è trovata in un posto dove non doveva assolutamente essere mi sembra poco obiettivo, non le pare?
Secutor
17 aprile 2016 at 12:17
E basta con questo BUONISMO della ceppa……Signora mamma che dipingi il figlio come un angelo dell’arte…….era solo un vandalo che si divertiva a devastare treni stazioni ha capito signora SUO FIGLIO ERA UN VANDALO E SE LE CERCATA ! E non dica menzogne sapendo di mentire i writher cercano la sfida l’adrenalina la trasgressione provocatoria se gli dai un muro non ci vanno non ce’ gusto gli piace proprio la sfida con la società e anche tra loro (crew) ha i capito e quelli di MIlano di cui uno morto BEN GLI STA’ e vatti a leggere i loro pensieri di psicotici di odio che lasciano sui treni sti imbecilli per quanto mi riguarda esprimo liberamente che la società si è liberata di parassiti che sono solo buoni a vandalizzare sfregiare devstare altro che dipingerli come giovani ragazzi roamantici artisti altruisti ma vaff…!
Enza P.C.
18 aprile 2016 at 05:46
Gentile Giampaolo
è proprio perché sono una volontaria, davvero attiva, per la salvaguardia del bello, non esclusivamente estetico, che tengo gli occhi “molto ben aperti sulla realtà”.
Pulire non può essere “l’unica azione”, pur se fondamentale ed encomiabile, di chi volontario intraprende, con estrema generosità, la faticosissima strada che conduce alla difesa del patrimonio nazionale (e non solo quello).
Patrimonio nazionale è, indiscutibilmente, soprattutto questa nostra gioventù inquieta che appare smarrita. Non è il buonismo o una parziale cecità quello che il volontariato accorto, come accade in Retake Milano, mette nel suo operare. Oggi è indispensabile valutare, con serenità progettuale, ciò che non va bene nell’alterazione della cultura italiana, per poter agire e risvegliare i sentimenti migliori delle persone.
Sciatteria e trascuratezza dei luoghi, rassegnazione, non dipendono solo da mancanza di danaro, ma da mancanza di cultura diffusa del rispetto (e i troppi esempi negativi ad alto livello non mancano).
La mancata manutenzione di ciò che è pubblico e l’assenza di cura dipendono, prevalentemente, dalla volontà di chi governa un paese. Dove c’è cura la gente si adegua e lo fa volentieri.
Qua si spendono e spandono (e molto si rubano) soldi pubblici con scelleratezza e menefreghismo per ciò potrà accadere poi. Cultura non è solo mostre ed eventi e promozione di idee, talvolta strampalate, spesso osannate da media compiacenti.
Cultura è il modo di più individui possibile di percepire “il tutto con appartenenza”. Non per farne scempio o appropriarsene, bensì per difendere il senso del bello per il bene comune. Abbiamo perso decenni nella trascuratezza endemica.
Si è così radicato in diverse generazioni il concetto che il pubblico è di tutti, ma non per amarlo e proteggerlo, è di tutti per farne ciò che si preferisce appropriandosene con arroganza.
Gli imbrattatori crescono e si formano in questo humus sociale.
Ribadisco che anche se hanno un animo artistico e agiscono illegalmente vanno accompagnati dalle istituzioni all’apprendimento di valori altri. Senza rispetto della legge a subire sono sempre i più deboli .
E il più debole ora è il Paese Italia, perché vessata e abbandonata è quella parte di popolazione che vede i bei luoghi che ama, dalla casa modesta, al palazzo, al giardino, e fino al palo e al cartello segnaletico, aggredito da pochi incolti (con grossi limiti cerebrali), tenuti a bagnomaria, per farne opportunistiche sacche di voto.
Fossero furbi gli artisti veri farebbero ben altro nella vita, che sporcare ciò che gli capita a tiro. Se ragionassero capirebbero che equivale a immergere, con regolarità, nel letame la propria bici o la propria motocicletta…
Non vi è alcun dubbio, però, che sono i nostri politici i “bradipi dalla lentezza imbarazzante e spiazzante” (tanto da tentare perfino di disperdere, anziché ottimizzare al meglio, l’operare di quei cittadini che da volontari mostrano di sapere come agire..).
Mi scuso per la lunghezza del messaggio: capisco bene che “sarebbe più soddisfacente, sfogare un po’ di malumore approfittando di questo frangente” per chi amando il pulito, patisce continue frustrazioni. Ma qua c’è ben altro e molto da fare.
C’è da esigere tutti che chi governa il paese (chi è è), guardi ai giovani non con l’ingordigia di farne solo adepti del proprio colore politico, ma con ENORME RESPONSABILITà SOCIALE utile a FORMARE OTTIMI CITTADINI, prevenendo il fatto che diventino schiavi di uno e dell’altro vizio.
E’ la goccia che può scavare la pietra nel punto giusto, mentre la mazza sparpaglia solo schegge…
Mauro D'Ambrosio
19 aprile 2016 at 21:36
Signora Enza, mi sa che si trova in minoranza in questa sede, perché anch’io la penso come Mara e Gianpaolo. Non si può dimostrare che 2+2 fa 5. Fa 4, ed è un dato di fatto. Traslando il tutto: quella persona non doveva trovarsi lì in quel momento, e avremmo risolto tutto. Proprio perché dice di tenere gli occhi bene aperti sulla realtà, li dovrebbe aprire sul fatto che c’è un bighellonare dei nostri giovani che oltre confine trova poco, e un’assenza della figura genitoriale che porta alla creazione di lobotomizzati mascherati da persone umane. Io sono di Campobasso, altra città vandalizzata: crede se mi stupirei se sapessi che uno di questi soggetti venisse preso a botte da un ubriaco in piena notte? La risposta è NO. E perché? Perché, come le dicevo, due più due fa quattro.
Enza P.C.
21 aprile 2016 at 13:10
Gentile Mauro, ma è di questo che parlo, della società italiana, che sta solo cambiando in peggio e lascia i giovani allo sbando, fingendo di non sapere che fare. Di fatto aspetta con le mani in mano che la punizione arrivi dal cielo per mano divina.
Io trovo solo riprovevole il compiacersene, tutti siamo responsabili delle cose negative, lasciate ingigantire in modo scomposto.
Se si insegnasse il valore della legalità, non solo a parole ai giovani, avremmo già fatto moltissimo.
Certo se insegni a un giovane che l’onestà è tutto e poi davanti a ciò che accade utilizzi pesi e misure sempre diverse, secondo il punto di vista di uno o dell’altro, mi dica lei: come fanno questi a capire davvero cosa devono fare?
Io lavoro in quel senso come volontaria: faccio chiarezza, spiego il valore della condivisione della cura e pulisco ovunque senza rabbia. Anzi. Vale spesso mille volte di più un sorriso che 100 ghigni adirati.
Mauro D'Ambrosio
22 aprile 2016 at 22:19
Signora Enza, cerchiamo di vedere le cose per quello che sono: il writer ha percorso chilometri per andare, di notte, ad imbrattare dei treni. Già questo deve farla riflettere. Mentre la notte gli altri dormono, ci sono soggetti che, colti magicamente da insonnia, infestano le stazioni ferroviarie con i loro abomini. Questa io la chiamerei compulsione, e quindi disagio sociale. A causa di ciò, dopo i primi rimproveri o denunce, non perderei il mio tempo a convertire al Senso Civico questa gente. Sono convinto che la cosa migliore è che noi volontari continuiamo a pulire ed eventualmente a denunciare in caso di flagranza di reato, mentre il recupero di questi vandali spetta in primis ai genitori -questi latitanti!-, poi alle istituzioni attraverso pene certe e severe, infine a psicoterapeuti che facciano recuperare a costoro il vero senso del bello, del rispetto per il bene collettivo, del saper vivere in società, dalla quale si nascondono perché la temono.
Mariapaola Marchitto
14 maggio 2016 at 15:58
Non si puo’ far finta di avere la memoria corta semplicemente perche’ c’e’ stato un epilogo disastroso. Rimane un dato di fatto inconfutabile: se l’e’ andata a cercare e, quanto piu’ ci sara’ gente come lui, tanto piu’ avremo queste sorti nefaste. Poi posso sprofondare nel relativismo e dire che questa non e’ una missiva, ma un profumo. Contenti voi…
Enza P.C.
15 maggio 2016 at 05:48
Se il volontariato attivo non avesse la necessaria capacità di avere verso il problema graffitismo vandalico un atteggiamento zen avrebbe ancora meno spazi di azione.
E l’azione non è quella di mettersi a fare ciò che è di assoluta competenza delle istituzioni.
L’azione possibile e auspicabile è L’AGIRE X SENSIBILIZZARE TUTTI AFFINCHè AVVENGA UN CAMBIAMENTO CULTURALE CHE E’ INDISPENSABILE.
Identificare un ipotetico nemico e andargli sotto a muso duro per risolvere con forza una questione così importante sarebbe da sciocchi. Molti vandali non aspettano altro.
Esprimono rabbia repressa sui muri che deve essere canalizzata in modo strutturale dalla società.
Questo compito spetta ad altri.
Il volontariato antidegrado non dovrebbe usare le stesse forme comunicative rabbiose dei vandali.
Leggere le mie considerazioni come fossero in odore di santità è una perdita di tempo.
La nostra meta è “rivoluzionare il sistema di sciatteria e approssimazione che caratterizza il tentennamento di presa di posizione chiare ai vertici” e per fare questo serve la voglia di molti italiani.
Ma non la voglia di quattro scazzottate o insulti sui social…la voglia di “collaborazione seria” per la progressione della civiltà, della legalità e del rispetto reciproco. Senza colore politico.
Enza P.C.
17 maggio 2016 at 08:25
Le nuove informazioni fornite dalle istituzioni “sull’avvenuto contrasto” al graffitismo vandalico nella città di Milano sono utili ad avvalorare, ancor più, il concetto da me ripetutamente espresso: non è bene per la società civile che siano i cittadini a tentare un pericoloso “testa a testa” con altri cittadini (anche se disonesti).
Là dove le istituzioni latitano vanno sollecitate a svolgere i loro compito con determinazione (e questo ha fatto con puntiglio e pazienza Retake MIlano), ma, come in questo caso di Milano, città plurivandalizzata, appare evidente che un grande e capillare lavoro, da chi ne ha titolo è stato svolto, nel silenzio.
Non perché si voleva essere omertosi, ma perché per bene indagare e contrastare fenomeni importanti come questo che aggredisce esteticamente ed economicamente il patrimonio del Paese, con il solo scopo di distruggere, così come in altri fenomeni delinquenziali ancor più drammatici e di difficile contrasto, è INDISPENSABILE LA RISERVATEZZA.
Il rischio altrimenti è che si rafforzino le possibilità di delinquere ulteriormente di chi , purtroppo, nel caso del graffitismo vandalico sa attuare vere strategie da guerriglia contro il buon vivere.