MILANO
La Cassazione “perdona” un writer
Graffitari e writers che disegnano su muri, viadotti, arredi urbani e mezzi di trasporto, commettono un reato che è sempre «astrattamente configurabile» e può essere considerato meno grave solo in determinate circostanze, ad esempio se la superficie presa di mira è già stata «deturpata» o abbellita, dipende dai punti di vista – da altri artisti di strada. Lo sottolinea la Cassazione nella sentenza 16731 della Seconda sezione penale che si è occupata del processo a «Manuinvisibile», il giovanissimo writers sardo che con diverse bombolette spray si era dato da fare vicino alla stazione milanese di Lambrate. In primo grado, il tribunale lo aveva assolto evidenziando che «la parete in questione era già stata completamente imbrattata e deturpata da ignoti» e che il ragazzo «aveva agito con l’intento di abbellire la facciata e di effettuare un intervento riparatore realizzando un’opera di oggettivo valore artistico. Su ricorso del pm, la Corte di Appello di Milano – con sentenza del 28 aprile 2015 – si è dimostrata meno entusiasta e clemente e ha ridimensionato l’assoluzione ‘pienà del primo grado dichiarando il writer non punibile solo in forza della legge sulla particolare tenuità del fatto. Questa ‘qualificà è stata riscontrata dai magistrati di secondo grado – e convalidata anche dalla Cassazione – nel fatto che il muro utilizzato per le gesta creative del giovane graffitaro, oggi ventiseienne, «era già stato deturpato da ignoti e quindi l’intervento» di «Manuinvisibile» «non determinava, a ben vedere, nessun danno». Ma imbrattare i muri rimane pur sempre un reato anche se la Suprema Corte ha respinto il ricorso con il quale il Procuratore generale della Corte di Appello di Milano insisteva a chiedere la sua condanna.
ARTICOLO DEL 21 APRILE 2016, CORRIERE DELLA SERA
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