TORINO
Sorpresa e apprezzamento. È accaduto ieri mattina, lungo via Genova, quando i primi passanti hanno inquadrato quegli uomini in fila, armati di spatola e pennello, mentre lavoravano di buona lena sui muri di cinta dell’ospedale. Il tempo di farsi coraggio, e di rivolgere loro qualche domanda, poi sono scattati i complimenti: anche se va detto che per molti cittadini i cappelli con la penna nera erano già stati eloquenti.
La mobilitazione
Ancora e sempre loro, gli alpini, mobilitati per un’altra buona causa: 60 volontari dell’Ana, sezione di Torino, questa volta all’opera per riconquistare 560 metri di decoro alle Molinette, e alla città; da corso Bramante a via Cherasco. «Meno male che ci sono gli alpini, anche se siamo ridotti al volontariato», ragionava Gianfranco Giacosa aspettando il bus. «Bella iniziativa, davvero, speriamo solo che tutto questo lavoro duri per un po’», gli faceva eco Marinella Cedrina, anche lei in attesa alla fermata. Dello stesso avviso Maria Pia Pagliaro: «Io avevo un fratello alpino…». Antonio Labruna: «Un applauso agli alpini!».
L’iniziativa
Pensare che l’operazione della ritinteggiatura di parte dei muri perimetrali delle Molinette era nata da una provocazione, a sua volta innescata da una segnalazione. A gennaio una lettrice si era lamentata su «Specchio dei Tempi» delle condizioni indecorose in cui versavano (e tuttora versano) i muri del principale ospedale cittadino, e piemontese. Tema ripreso da La Stampa, compresa la replica del direttore generale. »Le risorse sono poche, giusto dare la priorità alla manutenzione degli ambienti interni», aveva spiegato in sintesi Gian Paolo Zanetta. Salvo rilanciare, invitando cittadini e associazioni ad attivarsi in prima persona per rimettere all’onor del mondo quello che, analogamente al resto della città, è parte del patrimonio pubblico: l’ospedale si impegnava a fornire la consulenza e il materiale, cioè vernice e pennelli. Gli alpini in azione
Detto fatto: il giorno dopo Gianfranco Revello, presidente Ana Torino, contattava la redazione offrendo la disponibilità delle «penne nere» – già intervenute in altre strutture sanitarie (dal Cottolengo al Regina Margherita) – a dare una mano. Di vernice. E’ bastato metterlo in contatto con la direzione sanitaria per iniziare un percorso culminato nell’iniziativa di ieri. L’ospedale ha provveduto alle pratiche, all’assicurazione e alla vernice. I volontari dell’Ana ci hanno messo gli attrezzi, spatole e pennelli, e soprattutto la manodopera a costo zero. Un lavoro di fino, peraltro: prima hanno grattato i muri, ingombri di graffiti e mangiati dall’umidità, con le spatole. Poi hanno passato la cementite per evitare che i disegni riaffiorassero. Infine la tinta: tre colori diversi, in linea con il piano-colore del Comune. L’ultimo strato di vernice, questa volta repellente, spetta all’ufficio tecnico dell’ospedale: prima è, meglio sarà. «Ottima iniziativa, il coinvolgimento degli alpini rimarca l’importanza del ruolo del volontariato», ha detto il sindaco Fassino, passato per un saluto: nella prossima giunta prevede la delega al volontariato in capo ad un solo assessore». «Un esempio pratico di educazione civica», si è complimentato Chiamparino da Vicoforte. «La dimostrazione, anche, dell’affetto che la città ha verso l’ospedale», ha chiosato Zanetta.
Riconoscimenti accolti con un sorriso dai volontari di Ana-Torino: nel 2014 ha dedicato al volontariato 88 mila ore. Da Franco Zoia a Mario Cravero, da Umberto Berotti a Flavio Mariano, a Severino Binassa, le «penne nere» sono arrivate da varie località del Torinese e si sono fatte onore. Dopo l’estate toccherà ai volontari della Pro-loco di San Raffaele Cimena: il sindaco, Angelo Corrù, si è impegnato a ripulire il muro su via Cherasco. Un altro impegno per un ospedale, e una città, a misura di tutti.
ARTICOLO DI ALESSANDRO MONDO DEL 21 MAGGIO 2016, LA STAMPA
Walter D.
25 maggio 2016 at 21:09
Forse i graffitari si sentono finalmente considerati.
……….Nessuno mi considera e allora spruzzo sui muri così esisto,mi vedono.
Càspita mi vedono eccome!
Hanno considerato la mia tag.
L’hanno cancellata.E’ passato qualcuno che l’ha vista.
Mi ha visto.
Mi ha considerato.
Ha fatto un’azione su di me.
Mi ha cancellato,ma non importa.
L’importante è che mi abbia notato.
Forse esisto -
Grazie.
Mi sento meglio.
Gino Ramaglia
4 giugno 2016 at 22:07
Chiedo scusa se vi ricordo la maleducazione e la totale inciviltà dimostrata dagli Alpini con complice il comune di Torino in toto durante il raduno di pochi anni fa.Ubriachezza molesta con conseguente vomito e amenità di questo tipo per le strade della nostra città.Campeggio selvaggio persino nelle aiuole dei corsi,totale disrispetto per le strutture pubbliche e per gli abitanti.Ce ne sarebbe da pulire per lavare questa dimostrazione di inciviltà. È proprio il caso di dire da che pulpito vien la predica.La prossima volta per favore state a casa vostra,lasciate pure i muri “imbrattati” in compenso avremo una città intera libera dalla vostra inciviltà e ipocrisia.
Alberto Modignani
18 giugno 2016 at 05:39
Sono stupefatto, perché quando il raduno fu fatto a Milano ancora prima che gli alpini, finito il loro raduno, se ne andassero, tutto era più pulito di quando erano arrivati.
Tutti i rifiuti erano stati raccolti in sacchi pronti per l’Amsa.
Neppure sembrava fossero passati di qui in gran numero per quella che è una tradizione bellissima: sentirsi uniti e amici solidali anche dopo anni e anni dalla fine del servizio militare.
Forse il vino piemontese è forte e troppo buono e in tanti hanno ceduto alle sue lusinghe?
Però un po’ più di simpatia, anche se alcuni hanno fatto errori a Torino, questo corpo, davvero esemplare e generoso io credo che la meriti. Fanno enormi sacrifici e veri miracoli ovunque ci sia bisogno del loro aiuto in Italia. Una sbronza non può trasformare gli alpini (con evidente ira) in persone tanto criticabili.
Via signor Ramaglia, sono sicuro che se dovesse trovarsi in emergenze vere e gravi lei sarebbe il primo ad aspettarsi il soccorso e l’altissima qualità di intervento degli alpini.