STAZIONE NOMENTANA (ROMA)
quando l’arte sconfigge il degrado @fruttiantichi
La stazione Nomentana era di un grigio che metteva paura, fino a qualche settimana fa, di una bruttezza da far tremare. Attraversavi il tunnel con passi veloci ascoltando i rumori alle spalle perché in posti così rimbombano solo pensieri che mettono ansia. In quel tunnel ora passi accanto a balene e pappagalli, incontri i fiori e le civette, i panda e i rinoceronti, sorridi davanti ai pensieri sul cemento. Miracolo dei colori e delle poesie, il cunicolo non spaventa più. Niente è cambiato, le telecamere sempre le stesse, più o meno insicuro come prima. Ma la fantasia rasserena, la bellezza dà fiducia e non si corre, anzi si va lenti per guardare. Meraviglia della street art che cancella gli orrori metropolitani. Il capolavoro è lungo i binari. Un murales di Mans dedicato al quartiere Africano, nemmeno il tempo di finirlo e già è stato sfregiato. Sul volto della donna dalla pelle scura e lo smalto blu, gli occhi color lava, sui tramonti attraversati dagli elefanti si consuma la guerra dei writers. «Scusate per la vostra arte a pagamento, questo è lo spazio dei writers», scritto in inglese con la vernice d’argento, sigle enormi sui colori intensi. E che importa se accanto ci sono metri di cemento nudo su cui potersi sfogare. Il bersaglio è l’opera, tutte le opere degli artisti che hanno firmato la stazione, Moby Dick, Mans, Pat e cittadini che si sono improvvisati artisti e poeti. Nessuno è stato pagato, assicura chi ha diretto il progetto. Comunque sia chi imbratta è un criminale, non si può chiedere scusa all’arte dopo averla offesa.
ARTICOLO DI Maria Lombardi DEL 19 MAGGIO 2016, IL MESSAGGERO
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