BUSTO ARSIZIO
Cittadini al lavoro al posto del Comune. A Borsano un pensionato anti-writer, in zona industriale i richiedenti asilo di via dei Mille ripuliscono le erbacce. Storie diverse, con un comune denominatore: c’è una città che si rimbocca le maniche invece di limitarsi al lamento. Uno spirito in linea con quello della nuova giunta: «C’è tanto entusiasmo e voglia di lavorare» ammette il sindaco Emanuele Antonelli, che confida molto nella collaborazione dei privati e dei cittadini, per rendere sempre più bella Busto, nonostante le ristrettezze dei bilancio. Iniziativa privata
La sorpresa se la sono trovata ieri mattina i cittadini di Borsano, vedendo uno speciale imbianchino intento a dare mani di bianco sul muro imbrattato di una fabbrica dismessa di fronte alle scuole medie Parini. Qualcuno lo ha visto e lo ha subito fatto sapere urbi et orbi sui social network: «Dopo 34 anni, questa splendida persona ha deciso di cancellare anni di degrado e di riqualificare una via, seppur essendo un muro privato. Sarà anche di grande esempio per tutti i nostri ragazzi che frequentano le scuole medie: quando guarderanno fuori dalle finestre non vedranno più tutto ciò». Imbrattamenti e graffiti cancellati dalla mano di un cittadino che, stufo del degrado, ha deciso di acquistare una tolla di vernice e spendere delle ore di lavoro gratuitamente per rendere più bello il suo quartiere. Un pensionato come tanti, che non chiede visibilità, ma che non si tira indietro rispetto alla necessità di rendere più vivibile la zona delle scuole medie, tema che è stato oggetto di molte discussioni nella recente campagna elettorale. Poche centinaia di metri in linea d’aria, in zona industriale a Sacconago, altro scenario simile, stavolta più istituzionalizzato, ma sempre nell’ottica della sussidiarietà applicata al decoro urbano. Profughi al lavoro
Un gruppo di richiedenti asilo di via dei Mille, “armati” di rastrelli e cesoie, impegnati a ripulire dalle erbacce i viali ciclo-pedonali della cittadella produttiva di Sacconago.«Ogni settimana lavoriamo con profughi e richiedenti asilo per la città migliore, in zona industriale a Borsano da più di due mesi – spiegano quelli di Legambiente Busto Arsizio, che hanno stipulato un apposito protocollo d’intesa con il Comune e il centro di via dei Mille per poter impiegare alcuni ragazzi in lavori di pubblica utilità per il ripristino del verde pubblico -questa è stata parte della pulizia di ieri: marciapiedi e corsia ciclabile sgombrata da erbacce e detriti in viale delle Industrie». L’intervento effettuato in zona industriale è ormai l’ennesimo di una lunga serie: «Questi ragazzi non tolgono lavoro a nessuno e si rendono utili alla comunità» sintetizza Andrea Barcucci di Legambiente. Esempi diversi, accomunati dal fatto che le risorse dei Comuni sono sempre più scarse, pertanto occorre enfatizzare il protagonismo dei cittadini. È un aspetto su cui anche il neo-sindaco Emanuele Antonelli intende scommettere nel prossimo futuro. Una delle iniziative che sta studiando è quella del baratto amministrativo, che prevede sgravi fiscali per i cittadini e le imprese che intendono impegnarsi nella realizzazione di iniziative per il miglioramento del decoro e dell’arredo urbano virgola in una sorta di evoluzione del modello di successo dell’adozione delle aiuole.
ARTICOLO DI Andrea Aliverti DEL 1 LUGLIO 2016, LA PROVINCIA DI VARESE
Enza P.C.
2 luglio 2016 at 06:26
Ottimo per tutti. Condivisione e collaborazione sono la forza del futuro.
Aspettiamo decisioni importanti anche per Milano: l’inclusione dei rifugiati e la loro volontaria partecipazione alla gestione della bellezza, da veri cittadini di Milano, anche se provvisori perché in attesa di attestati ufficiali è una cosa auspicabile.
Non per ragioni economiche, ma per reale incentivo alla diffusione del concetto che la manutenzione di Milano è anche partecipativa. Cittadini volontari affiancati da ospiti speciali possono infondere conoscenza reciproca. Molto importante per il futuro.
Questo serve anche perché i tanti giovani sani e belli, costretti a fuggire dagli eventi drammatici nei loro paesi, non si consumino nella noia e nell’attesa infinita.
Serve perché apprezzino la condivisione del lavoro vero con gli italiani, rafforzando in loro un sentimento di riconoscenza e appartenenza per il luogo, che, anche se forse sarà per poco tempo, ora è anche casa loro.
L’accoglienza dei milanesi doc e di vecchia trasferta a Milano è nel normale sentire.
Ma questa non è una città che ha mai mostrato di apprezzare i fannulloni.
E’ nel DNA di Milano!
Vedere giovanotti che stazionano con il cappello in mano posizionati in centro a 15 metri uno dall’altro, come sta accadendo ora, fa pensare “non al loro reale bisogno di sostentamento”, ma a una organizzazione che li addestra e li obbliga a quel tipo di umiliante accattonaggio.
Anche la tentata vendita insistente, a livelli angoscianti, dei libretti di racconti africani è umiliante sia per i venditori sia per chi tenta come può di liberarsi da quella “tangente”.
Presumiamo/speriamo che il nuovo sindaco non farà passare i suoi anni di governo senza comprendere che la gestione di questo popolo, anche se provvisorio, è affar suo.
è comunque affar suo