LETTERA AL DIRETTORE
La scorsa primavera ho incontrato per lavoro a Londra uno dei massimi dirigenti del Financial Times che mi ha detto: «Togliete i graffitti da Milano ». Sempre per lavoro, a Monaco di Baviera ho parlato un alto esponente dell’amministrazione cittadina che mi ha chiesto: «Ma voi milanesi non siete stufi delle scritte sui muri?». Sì, siamo stufi di vivere in una città deturpata da scarabocchi ovunque, persino sui pali della luce. E, per favore, risparmiatemi la tiritera sulla libertà di espressione artistica.
Paolo C., Milano
RISPOSTA
CAPISCO IL SUO nervosismo e condivido il suo disappunto. Milano è una città bellissima e le scritte sui muri sono una vergogna. Senza se e senza ma. È come avere una bella auto e prenderla a martellate sul cofano. Tanto più che molti residenti si trovano i muri del proprio palazzo imbrattati anche un solo giorno dopo averli fatti pulire dai graffiti più vecchi. Sensazione, immagino, frustrante e snervante. I provvedimenti varati in questi anni hanno previsto sanzioni (e condanne penali) per i graffitari; la vigilanza, specie quando oggetto dei raid con la bomboletta spray sono le carrozze del metrò, è aumentata. E c’è anche chi ha pensato di donare spazi dedicati a questi particolari artisti di strada. Ma il fenomeno, inutile negarlo, sembra impossibile da arginare. Solo l’educazione impartita dalle famiglie e lo studio possono salvare i ragazzi dalla tentazione di cedere alla bomboletta spray. Impegniamoci a tenerli a scuola, a far loro conoscere e apprezzare il bello. Il resto verrà da solo. sandro.neri@ilgiorno.net
ARTICOLO DEL 21 LUGLIO 2016, IL GIORNO
Mara Iapoce
3 agosto 2016 at 22:20
Bisogna riformare CULTURALMENTE questo Paese perché arrivi a comprendere il livello di gravità di un reato del genere. Siamo fanalino di coda per tante cose, figuriamoci se non potevamo esserlo nella lotta al vandalismo urbano…
Dario Autieri
6 settembre 2016 at 22:37
Giustissimo, Mara.
Arianna Di Biase
18 novembre 2016 at 23:26
Ci stiamo pericolosamente abituando al brutto, al degradato, allo sciatto. E’ a dir poco deprimente.