L’INTERVENTO Scritte dei writer ricorriamo ai migranti per cancellarle Scritte, e altre decorazioni, sulle appena pulite pietre del ponte di Rialto erano da qualche mese attese, e per fortuna quasi contemporaneamente sono arrivate anche su quelle del Colosseo. Forse catalizzeranno finalmente l’attenzione dei nostri politici su questo problema (rimasto molto italiano, visto che nel resto di Europa si è combattuto seriamente), che di tutto si occupano meno che del decoro delle nostre città e della buona manutenzione dei monumenti. Tra i politici includerei anche i sindaci, molti dei quali, compresi quelli di Venezia da almeno cinquant’anni in qua, pensano solo ai massimi sistemi e non si sporcano le mani con i problemucci quotidiani dei concittadini che, guarda caso, incidono profondamente sulla qualità della loro vita. Brugnaro, per esempio, non si accorge che l’imbrattamento dei muri ha avuto una notevole recrudescenza in tempi recenti in tutta la città, tanto da rendere difficile ai writer trovare superfici intonse. Venezia, oltre che dei deficienti italioti, è diventata meta anche di quelli internazionali che vengono qui a estrinsecarsi sui muri, e a poco serve punirli col non mettere a disposizione sia dei primi che dei secondi un numero sufficiente di cessi pubblici, l’estrinsecazione infatti assume altre forme più vergognose, anche se meno persistenti. Mi sento di avanzare due proposte al nostro sindaco. Prima proposta: farsi assegnare dal ministro Minniti un congruo numero di extracomunitari a disposizione per lavori socialmente utili, farli addestrare da restauratori professionisti a pulire con mezzi adeguati, intonaci e pietre, e così partire con una campagna di pulitura a tappeto della città, sestiere per sestiere. Seconda proposta: riaprire vecchi gabinetti pubblici (come ad esempio quello in campo San Polo) e aprirne di nuovi in tutta la città, ma soprattutto lungo le calli più battute dai turisti, e farli gestire in maniera decente, sempre da extracomunitari che potranno anche ricavarne piccole remunerazioni. Brugnaro potrebbe così diventare un po’ famoso come emulo dell’imperatore Vespasiano che, oltre al Colosseo, dotò Roma di efficienti e diffusi cessi pubblici, che da lui presero nome.
ARTICOLO DEL 18 GENNAIO 2017, LA NUOVA
Enza P.C.
25 gennaio 2017 at 07:18
VENEZIA DUNQUE MUORE di vandalismo diffuso e urina libera?
Forse non è solo necessario il trovare a chi far ripulire, senza spendere. Far specializzare i migranti nell’arte del restauro li metterebbe in situazione di disagio, ciò potrebbe far molto irritare chi ha fatto già studi specifici e non trova lavoro. Per Venezia si potrebbe/dovrebbe fare ben altro.
Magari anche pagare il giusto a chi restaura e poi lasciare assolutamente la vernice pronta per cancellare in 10 minuti i successivi imbrattamenti. Pittura pronta in ogni calle
Il mondo intero è pronto a sostenere i bisogni di questa città, ma senza cultura viva dell’estetica e del rispetto e progettualità di mantenimento cosa mai può restare di Venezia?
Comunque consolatevi veneziani che il problema non riguarda solo Venezia, questo orrendo atteggiamento istituzionale, ma molte città che si stanno vantando di essere luoghi di grande attrattiva turistica. A Milano dove si sfornano ogni giorno nuove idee per eventi su eventi, che richiamino gente da ogni parte del mondo, sono i graffiti vandalici e un puzzo di urina soffocante il vero biglietto da visita della città. Se non piove e non si è raffreddati l’inquinamento dell’aria si somma a quell’odore penetrante e nauseabondo, che si alza, implacabile a ondate, da lunghi rivoli che corrono dai muri delle case lungo i marciapiedi del centro città (concentratissimi) e della periferia.
Forse è una tattica per far alzare gli occhi ai grattacieli? Quello sembra più eccitante almeno per ora a Milano. Siamo fiduciosi che si trovi una soluzione a breve.
Ma è endemica la politica della rinuncia al decoro ed è “evidentemente voluta dai sindaci di oggi” toccherebbe a loro indicare come agire.
Potrebbero far applicare le nuove norme di legge per un vero contrasto, ma evitano accuratamente di farlo. Non capiscono che se non si parte da quello tutto diventa spazio di spregio e devastazione.
Allora però chiamiamo, onestamente, in Italia i turisti peggiori con lo slogan: “Libere scritte e flusso di urina libero, venite tutti nell’ex Bel Paese delle Libertà” – tanto non si provvede ai bagni indispensabili e a far controlli reali antidegrado. Allegria!
Il sindaco Brugnaro dovrebbe rispondere, ai veneziani e non solo a loro, per l’inadeguatezza dei metodi di prevenzione, che sembrano non voler essere messi in atto visto che leggo anche: “Seconda proposta: riaprire vecchi gabinetti pubblici (come ad esempio quello in campo San Polo) e aprirne di nuovi in tutta la città, ma soprattutto lungo le calli più battute dai turisti”.
Infatti, senza bagni pubblici in numero adeguato al flusso turistico, non ci sarebbe logica a comminare una multa da 5.000 a 10.000 euro a uno che urina per strada.
Meglio nicchiare e non far sapere alla Vigilanza Urbana che, in flagranza di reato, oggi uno zelante vigile, a norma di legge, potrebbe anche darla quella “spropositata multa” a chi si libera in pubblico dei liquidi residui corporali.