Vittorio Sgarbi: “Murales? Perché no Ma su edifici con meno di 80 anni Sono disponibile per una consulenza”

L’intervento del critico d’arte “La proposta nell’atto di indirizzo la giudico intelligente e la approvo Però va predisposta una normativa per evitare imbrattamenti e illegalità”

AREZZO

Murales ad Arezzo? Per Vittorio Sgarbi si può fare. Al critico d’arte piace l’idea di riservare alla street art alcune pareti di edifici degradati lasciando anche spazi liberi ai writer. “Arezzo ha una parte moderna che può essere arricchita. La proposta – ha detto Vittorio Sgarbi, contattato al telefono dal Corriere di Arezzo ha una sua logica. La giudico intelligente e la approvo. Occorrerà capire le modalità e individuare le zone dove poter far esprimere gli artisti”. E il celebre critico d’arte spinto da un legame con la città e dalla stima per il sindaco Alessandro Ghinelli aggiunge anche: “Sono disponibile a una consulenza per dare indicazioni su quali zone eventualmente lasciare al libero spazio alla creatività e ai colori. Non conosco nel dettaglio l’atto di indirizzo presentato in Comune, ma in linea generale la proposta la approvo. Da assessore alla Cultura del Comune di Milano già dieci anni fa (era il 2006, ndr) ho legittimato il centro sociale Leoncavallo. Ho pensato in quel caso all’estetica. In quelle aree è chiaro che le opere dei graffitari trasmettono vitalità e rappresentano un valore. Non è la stessa cosa naturalmente sugli edifici storici”. Puntuale quindi il distinguo di Vittorio Sgarbi. “È importante – aggiunge il professor Sgarbi – tenere separare le tipologie di edifici. Un muro spoglio di un quartiere di periferia per esempio non può che essere abbellito. Agire invece su un edificio storico porta a un inquinamento e a un danno. È evidente”. Il sì è quindi verso quelle zone dove agire su un muro può contribuire a riqualificarle. “Generalmente – spiega Sgarbi – l’edilizia popolare è rappresentata da scatole squalificanti. La street art in quel caso porta a risultati positivi”. I murales possono quindi abbellire periferie urbane. “L’idea che condivido è quella di far ravvivare le aree grigie. Sono queste le zone che possono essere animate da un bravo street artista”. Secondo il critico d’arte “individuare spazi per i murales è anche un sistema per non far vivere i graffitari nell’illegalità”. “Sono artisti che vivono per rubare spazi che non sono loro. Starà a loro farsi guidare. Personalmente vedo l’idea con favore. L’amministrazione comunale di Arezzo potrà indicare come e dove si potranno fare le opere”. Ci sarà da fare chiarezza dunque sul fatto che non siano bersagliati gli edifici storci. “Occorrerebbe una normativa – aggiunge l’esperto d’arte – per legittimare, da una parte, e stabilire quindi chi agisce fuori legge. Ci vuole un Protocollo per mettere al riparo da imbrattamenti gli edifici con più di ottanta anni che non possono essere toccati, diversificandoli quindi dall’ edilizia selvaggia e popolare dove la street art potrà essere invece libera. L’architettura fino al Fascismo ha un valore monumentale. Durante gli anni successivi sono tanti gli orrori dove è difficile riuscire a vedere qualcosa da preservare”, ricorda Sgarbi. Esiste quindi la possibilità di un vero e proprio compromesso che prevede la possibilità di “guidare” le crew dei writer che si vedrebbero alla fine concedere spazi che probabilmente avrebbero comunque “rubato”. E domani, in consiglio comunale in città, si discuterà appunto dell’atto di indirizzo a firma dei consiglieri comunali Mery Cornacchini e Angelo Rossi con il quale si chiede all’amministrazione comunale di Arezzo di “impegnarsi affinché siano individuate all’interno del tessuto urbano delle aree da riqualificare evitando inutili imbrattamenti, causa di numerosi e dispendiosi interventi di recupero del decoro urbano”. Chissà che il parere di un esperto come Sgarbi non faccia riflettere chi è chiamato ad esprimersi prima di votare. E che magari venga accolta proprio la sua disponibilità, a farsi consulente per il Comune per scegliere quali aree ed edifici poter riqualificare, proprio grazie alla street art.

Alessandro Bindi

ARTICOLO DEL 22 GENNAIO 2017, CORRIERE DI AREZZO

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3 Responses to Vittorio Sgarbi: “Murales? Perché no Ma su edifici con meno di 80 anni Sono disponibile per una consulenza”

  1. Arianna Ballestri Rispondi

    24 gennaio 2017 at 06:03

    State all’occhio aretini perchéa questo “Signore…” Milano deve moltissime lacrime per la stessa ragione.

  2. Simonetta Dall'Oglio Rispondi

    2 febbraio 2017 at 22:35

    Sono d’accordo con la signora Ballestri. Il confine e’ molto labile.

  3. Salvatore Rispondi

    21 marzo 2017 at 20:28

    L’idea è praticata un po’ dappertutto, quindi non capisco perchè SGARBI voglia metterle il proprio cappello, per poi finire invariabilmente col procurarsi anche delle CONSULENZE (!?). Sbaglierò ma non ritengo che l’Onnipresente possa essere la miglior soluzione.
    Sgarbi l’offensivo, Sgarbi il prevaricatore, Sgarbi colui che impedisce a chiunque di parlare a suon di “capra!”.
    Se intervento educativo vi dev’essere dovrebbe magari approfittare per coinvolgere persone di buon esempio.
    Poi è arcinoto che gli edifici di 80 anni sono beni ormai storicizzati e da preservare ovviamente.

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