SALERNO – Un writer ha lasciato vicino all’ingresso un’offesa a Dio
Don Quaranta: «Fatto grave, ma è solo maleducazione»
Benché inquietante, la scritta apparsa sulla facciata principale della cattedrale sembra più frutto di una ragazzata che altro. Ne è convinto anche don Francesco Quaranta, ora parroco della chiesa di San Pietro in Camerellis ma in passato, per oltre quattro anni, viceparroco del Duomo. Il sacerdote, pur ammettendo la gravità dell’imprecazione, ritiene che a formalizzarla con lo spray sulle pareti della chiesa madre di Salerno, sia stato solo un writer più scostumato degli altri, uno dei tanti che popolano il centro storico cittadino e che, solitamente, si esercitano nel sottopassaggio ferroviario di via Vernieri. Uno che magari voleva intentare un nuovo “tag”, la firma che chi imbratta i muri usa per farsi riconoscere tra gli appassionati dei murales. Ad accorgersi della bravata, perpetuata presumibilmente nella notte tra domenica e lunedì, sono stati, per primi, i dipendenti del bar che ha il suo ingresso proprio di fronte al muro su cui è comparsa la scritta; loro, ma anche tutti i residenti del quartiere che l’hanno inevitabilmente notata in seguito, non hanno però subito dato peso a ciò che la frase significasse in italiano. Tutti hanno immediatamente stigmatizzato l’atto di puro vandalismo ma in pochi, anche quando hanno effettivamente preso coscienza di cosa quello spray blu intendesse significare, si sono messi in allarme per un eventuale deriva antireligiosa che la scritta potesse racchiudere. «Il centro storico non è certo nuovo ai muri imbrattati – racconta il sacerdote interpellato sull’accaduto -. Ci sono molti ragazzi che soprattutto in passato ci tenevano a lasciare il “segno” del loro passaggio. La novità è che ora, per la prima volta, il destinatario della rabbia che questi giovani writer cercano di manifestare è stato nostro Signore ma non penso che sia stata una scelta ragionata. Non credo che la scritta racchiuda significati esoterici o addirittura satanisti benchè quello che esprime sia comunque molto grave e testimonia un abbassamento del rispetto e della sensibilità delle nuove generazioni, o per lo meno di una parte di esse, nei confronti del mondo religioso». Una bravata, insomma, niente di più, della quale, però, qualcuno si è reso responsabile e le tante telecamere presenti nella zona potrebbero dare preziosi elementi per risalire a chi, per noia o per protagonismo, non ha fatto altro che “ferire” uno dei monumenti più storici della città.
Articolo di Fiorella Loffredo apparso la Città di Salerno l’11 febbraio 2014
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