Sull’imbrattamento di monumenti storici Vittorio Sgarbi non ha alcun dubbio, ma è come al solito provocatorio. Perchè, dice, su crti orribili palazzi veneziani un bel disgeno ci starebbe bene. L’incipit del critico d’arte, però, è tranciante: «Denuncerò quanto prima il giudice che ha assolto il writer per concorso esterno in vandalismo – afferma – Va arrestato immediatamente lo sciagurato che dice che un monumento può essere rovinato. È come se Fontana, che fa i suoi quadri tagliando le tele, tagliasse un Caravaggio: è arte questa? In nome della creatività non si può aggredire o danneggiare un’opera precedente. Non c’è nulla che legittimi questa fesseria: tutto il centro storico di Venezia è storia, va preservato tutto ciò che è stato costruito dall’antichità a metà anni ’60». Poi però Sgarbi fa una concessione. «L’intervento del grafettista – spiega – può essere legittimato nei palazzi costruiti negli ultimi 50 anni, dove regna l’abusivismo e la speculazione, e sono pertanto esenti da ogni tipo di interesse estetico. In questo caso l’intervento abusivo può essere legittimato. Ad esempio il palazzo della Carive a campo Manin è un obbrobrio che potrebbe essere abbellita. Non tutti i graffiti sono però espressione artistica, è necessaria una distinzione. Per primo li ho legittimati quando ero assessore comunale alla cultura a Milano, autorizzandoli nelle aree periferiche, tipo Leoncavallo, ma ho dato un codice da rispettare, altrimenti diventavano vandalismi».
Ida Del Colle
15 ottobre 2014 at 19:06
Bravo.. bravo è a lei infatti che va tutto il merito di sdoganamento a Milano della street scart.
Lei è stato uno sperimetatore giocherellone che ha rotto la provetta che conteneva un virus mortale.
E infatti Milano è morta sotto una montagna di schifezze di qualche pazzoide.
Almeno taccia Signor Sgarbi, che di Sgarbi all’arte, quella vera ne ha fatti anche troppi.
Vada a ripulire con i volontari antigraffiti l’arte sparsa di cui non conosce l’orrore.