Il Mudec apre, ma non tutto. E ha i muri già imbrattati

Dopo 15 anni di faticosa gestazione avvio anticipato in vista di Expo. Ma solo con due mostre: collezioni permanenti allestite in autunno

Dopo 15 anni di gestazione apre oggi a Milano il Museo della Culture, l’ambizioso spazio nelle ex officine Ansaldo di via Tortona destinato alle collezioni etnoantropologiche del Comune (settemila pezzi donati da missionari, esploratori, studiosi), a grandi mostre temporanee e iniziative legate ai “mondi” extraeuropei. Si tratta in realtà di un’apertura dimezzata, accelerata in vista di Expo. Le collezioni permanenti saranno allestite solo in autunno. Così tocca a due mostre accogliere i visitatori: Africa. La terra degli spiriti e Mondi a Milano . «Questo evento segna un passo determinante del progetto Expo in città», ha detto Filippo Del Corno. L’assessore alla Cultura, in assenza del sindaco Pisapia («impegnato nella distribuzione di certificati simbolici di cittadinana ai bambini stranieri nati in Italia») ha sottolineato come il museo vuol essere una «casa delle culture» grazie anche «alla convenzione siglata con l’Associazione Città Mondo, che coordina 500 associazioni delle comunità migranti milanesi. Sarà uno spazio che intende la cultura come forma di costruzione di convivenza pacifica e costruttiva». L’associazione organizzerà un programma di manifestazioni: «Questa è una giornata bellissima – ha detto Michel Kofi – perché troviamo uno spazio in cui essere propositivi. Le comunità migranti ci credono, questa sarà la loro casa». Dopo le polemiche sulle finiture interne tra l’archistar David Chipperfield, autore del progetto, e il Comune, ieri è toccato invece ai muri esterni, intonacati di fresco e già coperti da graffiti: «Tutto questo è vergognoso – ha commentato Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale di Milano – ma non c’è da stupirsi. Pisapia ha accolto in più occasioni i writers a Palazzo Marino come fossero capi di Stato. L’ipocrisia regna sovrana a Palazzo Marino, la legalità è ben lontana dall’essere di casa nella nostra città». Amareggiato anche Del Corno, che però controbatte: «Peccato vedere che mentre il 95% dei milanesi ha rispetto per la città bastano pochi vandali per rovinare ciò che appartiene a tutti. La nostra amministrazione ha fatto molto per reprimere le espressioni di vandalismo, che purtroppo non si riescono a impedire se non con la pulitura e la dissuasione».

Articolo di Alessandro Beltrami pubblicato su Avvenire il 27 aprile 2015

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4 Responses to Il Mudec apre, ma non tutto. E ha i muri già imbrattati

  1. Enza P.C. Rispondi

    31 marzo 2015 at 04:39

    E…si, si Assessore Del Corno “siamo più che d’accordo con lei” sul fatto che bastano pochi delinquenti che scelgono di vandalizzare tutto (molti anche in trasferta, perché Milano è un bel parco giochi per i writer) e rovinano tutto in modo scriteriato.

    E’ così che DIVORANO ANCHE L’ULTIMO RESIDUO DI VOGLIA DI – MANTENERE DECORO – DI CHI ABITA LA CITTA’ – Basta guardare le case Aler e quelle del Comune (allucinanati per come sono in abbandono) e le saracinesche – anche di pregiati negozi in centro – per capire che il “senso di vergogna per la mancanza di decoro e il rispetto per la Milano” si sono smarriti.

    Certo che, la gran voglia di togliersi qualche fastidiosissimo sassolino dalle scarpe viene proprio ai VOLONTARI ANTIGRAFFITI. Sempre e solo abbandonati a se stessi (nonostante i molti PROCLAMI di SOSTEGNO del Comune) perché siamo “costretti – letteralmente – a elemosinare fra i cittadini e associati e nostri sponsor” per poter portare a compimento i molti progetti di pulizia dei graffiti vandalici e di importantissima EDUCAZIONE CIVICA NELLE SCUOLE.
    Per noi SOLO E SEMPRE molte – belle parole di elogi dal Comune,- ma mai neppure un centesimo, neppure per il progetto MILANO FUORICLASSE – tanto ammirato a sentirvi tutti e a leggere le molte dichiarazioni di apprezzamento e “sostegno qui.. e sostegno là dei volontari antigraffiti”.
    Però per farci proseguire nella nostra AZIONE DI DECORO DIFFUSO ripeto “mai, mai un ghello”.
    Anzi: si sappia che ogni “regolare richiesta per effettuare gli eventi di cleaning (doverosamente fatta in Comune) costa a noi – che comunque puliamo dal 2006 la città – solo in bolli …..euro, oltre alla spesa per vernici necessarie.
    Senza quelle non si pulisce e noi che, va detto, riusciamo a fare veri miracoli, il – miracolo dell’apparizione dei colori utili senza il danaro per pagarli non siamo ancora riusciti a farlo -

    E però com’è evidente noi proseguiamo a REGALARE PULIZIA, anche ai dintorni del Museo delle Culture. Largo delle Culture e l’edificio che ospita i Laboratori della Scala e le centraline e i pali.. da sabato scorso sono a posto.
    E da martedì 31 marzo sarà anche l’intera via Bagnera (dove sono coinvolti 70 ragazzini di Milano Fuoriclasse) a tornare decente. Fra noi cittadini volontari, parecchio, parecchio infastiditi dalle finzioni politiche, però c’è anche chi ha fede e prega… anche e soprattutto per MILANO – evidentemente martoriata e ancora abbandonata.

  2. Maria Gabriella Rispondi

    2 aprile 2015 at 17:00

    Bellissimo articolo Enza! Complimenti!! E’ solo grazie a voi volontari che qualche area di Milano recupera un po’ di decoro e dignità. È vergognoso come una città dell’occidente e in più capitale mondiale della moda e del design sia ridotta uno scempio simile. Se Milano fosse tenuta bene diciamo come Barcelona o Madrid, (cito le citta soagnole perché questa piaga è più diffusa o evidente là rispetto a città tedesche o francesi diciamo ma anche le città spagnole non si avvicinano minimamente allo schifo di quelle italiane) sarebbe tutta un’altra cosa, anzi un vero gioiellini. Vi immaginate la zona Navigli pulita da tutti quegli sgorbi? Speriamo che la prossima giunta dia più importanza a questo problema che è stato ignorato da troppo tempo ormai. Speravo che con l’arrivo di Expo avrebbero fatto qualcosa ma vedo che nulla è cambiato. Tutti al comune si devono vergognare. Avevano tanti anni per fare o inventare qualcosa per rimediare a questa situazione. Queste persone più che tenere alla loro città sembra che tengano alle loro poltrone. Meno male che vanno via con la speranza che i prossimi affrontino seriamente e una volta per sempre questo problema che ha distrutto un’intera città

  3. alain guérin Rispondi

    4 maggio 2015 at 20:11

    Milano è davvero un cesso, parola di turista francese! Mai vista una città europea più degradata e imbrattata: mi pento di esserci venuto per EXPO e sconsiglio a tutti di metterci piede!

  4. enrica Rispondi

    21 maggio 2015 at 08:43

    Il turista francese ha ragione, tutti i lavori che sono stati fatti per Milano EXPO e per abbellire la citta sono invisibili e sapete perché, perché quando si gira per la città non c’è un muro che si salvi dalle scritte, uno scempio in tutta la citta, una VERGOGNA e Pisapia invece di stare rinchiuso nel suo ufficio perché non si fa un bel giro in tram o autobus per rendersi conto dello schifo.

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