Piccolo atlante di street art

MONZA

Uno a “fare arte”, gli altri due spettatori: una volante della polizia ha pizzicato un writer 15enne all’opera lunedì, attorno alle 23, in via Valcamonica. A chiamare il 112 il titolare di un’azienda che ha visto il ragazzino in compagnia di due coetanei a imbrattare con una bomboletta un muro della sua ditta. All’arrivo degli agenti i tre, monzesi, erano ancora al loro posto. Uno ha ammesso che lo scarabocchio sul muro l’aveva fatto lui. I tre sono stati affidati ai genitori e l’imbrattatore, d’accordo con l’imprenditore, che si è impegnato a non denunciarlo, si è accordato per ripristinare il muro.

Ecco: tag? Scarabocchi? I muri ne sono pieni, è vero, spesso non sono che conati di gioventù buoni solo per sembrare monnezza una volta posata la bomboletta. Ma non è tutto male quello che luccica a colori in città. Perché oltre alle firme sui muri c’è anche qualcosa di più. A volte clandestino, a volte no. Certo: nessuno è obbligato ad amarli, anzi. Ma la street art è anche altro. E allora vale la pena di andare a vedere quelli che meritano qualcosa in più di una censura da immacolate pareti dalla città.

Primo: lo “Straniero”. Sta ancora là, alto, fiero e straordinariamente sperduto su un muro del mulino Colombo. Lo hanno fatto Sten&Lex, una coppia di street artist romana tra le più note e celebri anche fuori dai confini nazionali (ospiti anche di un Salone del libro di Torino). Sono arrivati su invito: la Biennale giovani d’arte contemporanea del 2011. Insomma, un pezzo da museo. Che siano da museo o meno lo dirà il tempo ma sono arte pubblicata anche altri graffiti, quelli commissionati dal Comune all’associazione Restart vincitrice con Grauen studio di un bando pubblico in cui hanno presentato il progetto Recover. Qualcuno migliore, qualcuno peggiore, ma nella maggior parte dei casi un segno notevole sui luoghi della città. Come il sottopasso di corso Milano alla stazione realizzato da Ufo, la passerella sulla ferrovia oppure l’asilo di vicolo Carrobiolo realizzato da Camilla Falsini.

Poi ci sono i clandestini: lì la partita è davvero aperta. Come il Bud Spencer texture di via Bergamo, la mano di Fatima della stessa strada, il faccione di bimbo con la bandiera svizzera in testa di non immediata esegesi o l afaccia blu che si scioglie nell’acqua del Lambro del sottopasso Rota-Grassi. Sono davvero più brutti di quello che coprono? Il discorso vale anche e soprattutto sul fondo di via Bergamo, dove di recente sono apparsi nuovi disegni. E che disegni. Intanto la gallina dalle uova d’oro che siede allucinata sui conflitti mondiali. E poi quella madre Teresa di Calcutta che impugna una spada laser dei Jedi e dei Sith di Star Wars. A fianco il logo della catena commerciale di abbigliamento H&M e la “targhetta” per i clienti: Tonaca con velo – 9.99 euro. L’anonimo street artist sta raccontando quello che tutti sanno, ma lo fa bene: che non ci sono più santi né eroi, soprattutto in periodi come le feste appena passate, e tutto rischia di diventare un bene di consumo che si può benissimo trovare nel catalogo di un brand. Proprio come il merchandising di Guerre stellari. Un riferimento che, per i più distratti, un attento filologo ha rubricato così: l’è minga on bastùn, l’è ona spada lasers. E in quella “s” di lasers c’è tutto: come il sanguis che poi era un sandwich.

ARTICOLO DI ROBERTO MAGNANI E MASSIMILIANO ROSSIN DEL 28 GENNAIO 2016, IL CITTADINO

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One Response to Piccolo atlante di street art

  1. Alessandro Rispondi

    31 gennaio 2016 at 22:04

    Che bello leggere articoli di cronisti che disquisiscono sull’estetica di opere di graffitari senza sottolineare ,o meglio ,con il considerare il reato di imbrattamento del codice penale (art 639)come cosettina da nulla.
    Purtroppo sta proprio qui il motivo per cui la nostra nazione da trenta anni è affetta dalla piaga del vandalismo grafico che causa danni per milioni di euro.Un grazie alla stampa,oltre alla educazione in genere.

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