Vandali senza sosta e autorità colpevoli

NAPOLI

Sarà pure «cool» chiamarlo «writing» e parlare di «arte» e «creatività». In realtà quello che compiono i così detti «writers» sui muri delle nostre città è vero e proprio «vandalismo». «Deturpamento».

«Imbrattamento». Un reato bello e buono previsto dal Codice penale all’art. 639.

Dove si prevede, appunto, che chiunque «deturpi o imbratti» cose mobili o immobili altrui è punito, a querela di parte, con una multa sino a 1000 euro e subito dopo si rincara la dose stabilendo che, nel caso in cui il reato sia «commesso su cose d’interesse storico o artistico ovunque ubicate o su immobili compresi nel perimetro dei centri storici», si deve procedere «d’ufficio» e che la pena diventa della reclusione fino a un anno mentre la multa può arrivare a 3000 euro. Non solo. Nel caso di recidiva, la reclusione possa a 2 anni e la multa a 10.000 euro. Oltre, naturalmente, il risarcimento del danno. A Napoli di questa norma, in parte ora addolcita, come del resto di molte altre, nessuno si è mai importato. È come se non esistesse. Raramente, se a essere vandalizzate sono state cose appartenenti a condomini o negozi privati, che magari hanno da poco speso un sacco di soldi per rifare una facciata, installare una vetrina nuova subito indelebilmente inguacchiata eccetera, può darsi che qualcuno abbia sporto o sporga querela. Ben presto, però, l’imprudente si arrende per non perdere inutilmente tempo e denaro. Quando gli scempi riguardano cose d’interesse storico o artistico o immobili del centro storico, magari appena appena restaurati con soldi pubblici dopo anni di abbandono, le cose sono ancora più gravi. Perché coinvolgono la responsabilità, oltre che degli autori del reato, quella, ben più grande e significativa, delle numerose «autorità competenti», civili e militari, tutte di volta in volta colpevoli di non fare il proprio dovere. Di omettere, cioè, di vigilare e impedire (pur potendolo fare) che si verifichino sotto gli occhi di tutti, o addirittura in loro presenza, i reati di cui stiamo parlando, che dovrebbero esser perseguiti (giova ripeterlo) d’ufficio. Non vale dire che le energie sono scarse, i fondi esigui, i guai di Napoli ben altri, e che è difficile acchiappare i responsabili sul fatto. Piazza del Plebiscito, per parlare solo dell’ultima vicenda di cui si sono occupate le cronache, è non solo al centro della città, ma è contornata da luoghi «sensibili» e delicati, sottoposti a continua sorveglianza da poliziotti, carabinieri, vigili urbani, marinai e soldati, telecamere e altre diavolerie. Vi sono addirittura Prefettura e palazzi in cui hanno sede importanti uffici militari, oltre che Palazzo reale e la chiesa di San Francesco con il suo grande porticato ormai desertificato nonostante le promesse di sottrarlo alla piccola delinquenza e renderlo fruibile, assegnando spazi a librerie, negozi di artigianato, iniziative vòlte a incentivare il turismo… Dopo anni di incuria, degrado, abbandono in cui è stato ridotto, oltre che a rifugio notturno di poveri disgraziati, a luogo di scambi e consumo di droga (o peggio) e a orinatoio collettivo, finalmente quel monumento è stato poco tempo fa ripulito, per l’indispensabile restaurato, ridipinto. È passata qualche settimana, non più di due mesi, e siamo di nuovo punto e a capo. Non ci credete? Fatevi un’affacciata, magari superando (se venite da piazza dei Martiri) il suk sporco e dissestato in cui è stato trasformata la (un tempo) suggestiva via Chiaja. Le scritte vandaliche, i disegni più o meno puliti, le frasi amorose o incazzate, gli imbrattamenti tracciati con spray o pennarelli indelebili sono riapparsi impudentemente intorno alla chiesa, sulle stature, dappertutto. Mentre è ancor di più diminuita la fiducia dei napoletani nella capacità di chi dovrebbe assicurare le condizioni minime di vivibilità di una città che continua a essere in tanti modi «scassata» e che vorrebbe tornare ad essere normalmente «civile».

ARTICOLO DI Luigi Labruna DEL 29 FEBBRAIO 2016, IL MATTINO

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One Response to Vandali senza sosta e autorità colpevoli

  1. filippo argelati Rispondi

    29 febbraio 2016 at 15:15

    Napoli è ridotta a una chiavica a cielo aperto da centinaia di imbrattatori che sporcano e rovinano ogni cosa. Ma che ci vanno a fare i turisti, a vedere queste schifezze in una città resa tanto orribile? Alla larga! meglio spendere i propri soldi altrove e lasciare ai napoletani i loro “artisti di strada”, in una città che si svuoterà di turisti e di visitatori nel giro di poco: e ciao ciao posti di lavoro!

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