“Le tag non rovinano l’immagine di Milano”

MILANO

LE SCRITTE sui mezzi pubblici, anche se ritenute «imbrattanti», non danneggiano l’immagine della città. A stabilirlo è una decisione del Tribunale. Il giudice ha condannato un writer a 800 euro di multa, con l’obbligo di risarcire 5mila euro ad Atm, per avere dipinto due vagoni della metropolitana. Ma non riconosce risarcimento al Comune, che lamentava un danno d’immagine per la città. L’esclusione del risarcimento al Comune – che la Procura sostiene essere inedita in una causa contro un writer – «rappresenta un precedente per le molte cause simili ancora in corso», dice Davide Montani, legale del giovane.

LE MOTIVAZIONI della sentenza, emessa dalla Decima sezione penale del Tribunale, saranno note fra 30 giorni. Ma i legali di Palazzo Marino già annunciano appello, contro una decisione che reputano «assurda e che rischia di generare emulazione. Danneggiare un bene pubblico comporta evidentemente un danno di immagine per il Comune, e non si vede in base a quali argomenti si possa sostenere il contrario». Tanto più che il giudice ha ridimensionato il capo d’accusa da danneggiamento a imbrattamento, reato meno grave. Il fatto che a essere danneggiato sia stato un bene “esposto alla pubblica fede e comunque destinato a pubblico servizio” è stato considerato come aggravante. La pena all’ammenda di 800 euro sarà sospesa, ma solo a condizione che il condannato versi ad Atm i 5mila euro decisi come risarcimento.

Il writer, che si firma per lo più “Bomo”, è andato a processo per avere imbrattato due vagoni della linea Due della metropolitana, custoditi in deposito, il 30 novembre 2010. A suo carico restano aperti altri procedimenti per blitz notturni e imbrattamenti vari, che vanno ad aggiungersi alle decine di fascicoli aperti in procura contro il cosiddetto writing vandalico. Un impegno voluto dall’ex procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, che grazie alle inchieste condotte soprattutto dal pm Elio Ramondini ha portato a condanne anche molto pesanti. E a risarcimenti consistenti per il Comune. Questa volta però è andata diversamente.

Lo scorso 20 gennaio, tramite i propri legali, il Comune si era costituito parte civile contro il writer Bomo. Ieri per Palazzo Marino è arrivata la doccia fredda.

«Aspettando di conoscere le motivazioni della sentenza, non possiamo che essere soddisfatti da quanto deciso dal giudice – dice l’avvocato Montani che difendeva il writer – oltre alla giusta riqualificazione del reato da danneggiamento a imbrattamento, finalmente si afferma per la prima volta il principio per cui dipingere un manufatto di uso pubblico non implica automaticamente un danno d’immagine per l’intera comunità cittadina».

Sono tanti gli avvocati che assistono writers che adesso attendono di potere leggere le motivazioni della sentenza pronunciata ieri.

ARTICOLO DI FRANCO VANNI DEL 22 APRILE 2016, LA REPUBBLICA

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One Response to “Le tag non rovinano l’immagine di Milano”

  1. Apophis Rispondi

    29 luglio 2016 at 23:58

    In Italia la legge pare essere sempre dalla parte di chi delinque

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